...ovvero la cucina quotidiana. Uno dei ricordi più piacevoli, degli anni vissuti in quel piccolo borgo sul lago in cui sono nata, è innegabilmente legato ai profumi: ogni stagione aveva i suoi. D'estate, quando le finestre delle cucine erano tutte spalancate, sentivi avvolgerti le narici dal dolce effluvio della peperonata o dall'acre odore d'aceto del carpione, oppure ti stuzzicava l'appetito il profumo delle alborelle fritte o quello, familiare e rassicurante, dell'immancabile minestrone. Complice la generosità degli orti, il minestrone era presenza fissa sul desco serale di molte famiglie, anche se il caldo si faceva sentire. Ognuno aveva la sua mescolanza di ingredienti favorita, ma io ricordo soprattutto quel lieve sentore del basilico, che caratterizzava il minestrone estivo da quello invernale. Io lo preparo così, anche se il sapore non arriverà mai ad uguagliare quello preparato da mia mamma o dalla mia cara nonna.
2 grossi cipollotti novelli
1/2 cipolla bianca
1 piccola patata
1 gambo di sedano
2 carote
2 zucchine
400 g di fagioli borlotti freschi
una manciata di fagiolini verdi
1 spicchio d'aglio
2 pomodori ramati
2 foglie di basilico
qualche foglia di bietola (facoltativo)
sale, pepe
olio extravergine
Tritare grossolanamente i cipollotti, unitamente ad una parte del gambo verde. Sgranare i fagioli e risciacquarli sotto acqua corrente. Spuntare i fagiolini, lavarli accuratamente e tagliarli a pezzetti Affettare la cipolla, le carote, le zucchine e il sedano. Tagliare a cubetti la patata. Scottare e spellare i pomodori; privarli dei semi e tagliarli a pezzetti. Affettare lo spicchio d'aglio e spezzettare con le mani le foglie di basilico. Porre in una pentola tutti gli ingredienti; aggiungere acqua quanto basta (io ne metto poca perché mi piace la minestra densa) e sale in giusta quantità. Portare a bollore, unire la bieta (lavata e trinciata grossolanamente) e cuocere piano piano, coperto, per circa un'ora. Lasciar intiepidire, quindi servire con un filo d'olio e una macinata di pepe.
A proposito di profumi di lago, mi piace riportare alcune righe di uno dei miei scrittori preferiti, Andrea Vitali.
"Era il 1988, il mese di maggio. Avevamo appena finito di cenare in cucina, ma la porta, che dava sul terrazzo a lago, era rimasta aperta, in modo che, come una spezia, il denso odore dell'acqua immobile e scura aveva invaso il locale. E' un profumo che droga, quello del lago d'estate. Ricco, a volte pesante. Bisogna saperlo portare e, anche, sopportare. Lo sperimento di continuo, anche adesso, a distanza di tanti anni.".