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venerdì 19 dicembre 2008

Una gita nelle Langhe


L'amico Francesco ci aveva telefonato ai primi di novembre: "Vi piace il bollito, vero? Perché non venite con noi in Piemonte, a Carrù, la patria del Bue Grasso? Sto prenotando adesso il ristorante poiché a dicembre, in occasione dell'annuale fiera dedicata a questo bovino, è impossibile trovare un posto a sedere se non lo si è riservato con largo anticipo". Risposta scontata e venerdì 5 dicembre partiamo da Milano sotto una noiosa pioggerella, ma già all'uscita di Asti il cielo si fa terso e la giornata si preannuncia radiosa.









Una breve sosta ad Alba per un giro nel centro storico e l'irrinunciabile acquisto di un profumato
tartufo bianco.














Nel fornito negozio "I Piaceri del Gusto", nella centralissima via Vittorio Emanuele, approfitto dell'occasione per visitare l'angolo dedicato ai libri e faccio mio il desiderato "Nonna Genia", un classico della cucina di Langa (tornata a casa, proporrò immediatamente le acciughe al verde, ottime).




Terminati gli acquisti, rimontiamo in macchina e puntiamo decisi verso Carrù. Lungo la strada il paesaggio è da cartolina: il cielo azzurro, le dolci colline, i vigneti che sembrano dipinti sulla neve.



Carrù, in provincia di Cuneo, si trova al margine estremo della pianura piemontese verso le Langhe, sulla sponda sinistra del fiume Tanaro. Di provata origine romana, deriverebbe dalla leggenda secondo la quale "carruculum" sarebbe il piccolo carro che avrebbe trasportato il dio Giano, ubriaco e barcollante, dopo un vagabondaggio in queste terre.







In piazza Dante siamo rimasti affascinati dagli affreschi dipinti sulla facciata dell'antico palazzo Boschetti-Dalanzo-Avagnina, che prende il nome da famiglie del luogo. La decorazione è giocata su finti elementi architettonici, come le cornici delle finestre, la gabbietta con l'uccellino, il vaso di fiori, i vetri rotti dipinti e soprattutto la sorridente figura della dama, che si affaccia da una finestra con la rocca e il fuso tra le mani. Il turbante incornicia il viso tondo e allegro della donna; la sporgenza del ventre sotto le pieghe del vestito fa pensare a una maternità. L'immagine racconta un frammento di vita quotidiana lontana nel tempo e il turista non può sottrarsi al fascino misterioso che la giovane dama emana.











Il piccolo centro è famoso per la Fiera del Bue Grasso che si tiene, da quasi cento anni, il secondo giovedì antecedente il Natale. Il giorno della fiera il paese si veste a festa, animandosi di personaggi, allevatori, ambulanti, consumatori ma soprattutto di bestiame, animali da carne che sono diventati il fiore all'occhiello della zootecnica locale. L’allevamento del bue grasso è rigoroso e costosissimo: l’animale deve essere di razza Piemontese, castrato entro i 2-4 mesi di età. Per fregiarsi del titolo di bue grasso di Carrù deve avere la dentizione da adulto completa (8 denti). Allevato soprattutto nelle Langhe, la castrazione lo rende mite e forte per il lavoro. A fine carriera viene messo a riposo e ingrassato con alimenti esclusivamente naturali, per rendere più morbida e saporita la sua carne, che sarà di colore rosso intenso, compatta e matura, con il pregio di poter essere frollata a lungo.





Gli estimatori di tale nobile prodotto vanno letteralmente in pellegrinaggio nelle macellerie locali per farne provvista (nemmeno noi siamo sfuggiti al rito, presentandoci dal signor Claudio G armati di borse frigo!).

2 commenti:

  1. Ben tornata Eugenia...a me mancavano i nostri giri per paesi e villaggi e trattorie con te e la truppa! P

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