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domenica 21 ottobre 2007

La storia del lupo e della volpe


Ho già scritto in un'altra occasione di quanto le favole, o per meglio dire "le storie", che mi venivano raccontate da piccola, abbiano influenzato per lungo tempo il mio modo di guardare gli animali. I narratori di quel tempo erano in primo luogo la nonna e i nonni, seguiti a ruota dal papà, dalla zia Assunta e da una vicina di casa, particolarmente dotata di fantasia e teatralità e con un ricco bagaglio di storie a noi sconosciute. Quel mondo popolato di cani parlanti, gatti che in realtà sono streghe, sirene a due code, rospi che con uno sputo ti possono accecare, serpenti astutissimi e tutto il resto del caravanserraglio, ho cercato di trasmetterlo alle nuove generazioni.



Le mie figlie, per esempio, hanno sempre adorato ascoltare, fino allo sfinimento, la storia della gallinella che voleva girare il mondo o l'eterna sfida tra il lupo e la volpe. Ricordo con molta nostalgia la filastrocca che concludeva la storiella del lupo e della volpe perché la sussurravo alle mie bambine tenendole sulle ginocchia e cullandole all’indietro. Loro ridevano come pazze, aspettando l’ultima frase con gli occhi spalancati, poiché sapevano che avrei fatto loro il solletico.



Un lupo e una volpe si aggirano sui monti della Tremezzina con una fame tremenda. Arrivati davanti ad un casinell (cascina), in quel momento disabitato, decidono di entrarvi per fare razzia. Con passo felpato, salgono la scala a pioli che porta al solaio dove, in grandi conche di rame, riposa il latte appena munto.
La volpe dice al compagno: "Ci sono dei pezzetti di paglia sulla superficie del latte, lascia che li pulisca!" e lecca tutta la panna. Il lupo aspetta paziente il suo turno, poi beve tutto il latte scremato. In quel mentre, sentono i passi del pastore che rientra nel casinell. La volpe scappa dalla piccola apertura da cui sono entrati ma il lupo, gonfio all'inverosimile per tutto il latte bevuto, si incastra nel pertugio, viene scoperto, riempito di legnate fino a ridurlo in pelliccia e a quel punto, finalmente, riesce anche lui a sgattaiolare all'aperto. La volpe, nel frattempo, si è allontanata nel folto del bosco, ha mangiato un sacco di nocciole e con i gusci si è fatta una collana. Quando il lupo, tutto pesto e zoppicante, la raggiunge, la furbona scuote la collana e inizia a lamentarsi: "Sapessi quante ne ho prese anch'io, ho tutte le ossa che scricchiolano!". Quel credulone si beve la frottola e mosso a pietà della compagna, la fa salire sulle spalle e zoppicando la porta con sé fino alla tana. A questo punto, ecco partire la filastrocca:

"Gio, gio, maruàn (scendi, scendi, marrano)
El malaa el porta el san (il malato porta il sano)
.........
El porta el sac de la farina (porta il sacco della farina)
Per fa il pan duman matina (per fare il pane domattina)
Birulina birulina birulina…"

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