Venerdì 7 gennaio. Un appuntamento che sta ormai diventando tradizionale, nel nostro gruppo di amici, quello con il Ristorante Veranda, a Cama, in Val Mesolcina, dove si può ancora degustare una sella di capriolo alla Baden-Baden cucinata come si deve.
Partendo da Milano, il percorso dura circa un'ora e mezza. Lasciata la Milano-Laghi (direzione Como), si prende l'autostrada Lugano-Bellinzona con direzione San Bernardino, si esce a Roveredo, proseguendo per la strada cantonale fino a Cama. Il paesaggio non è dei più ameni; le valli sono strette tra ripidi pendii e sono poco soleggiate, ma gli abitanti del luogo riscaldano l'ambiente, con la loro simpatia e la grande cordialità.
Il ristorante è a conduzione familiare, frequentato abitualmente da avventori locali: in sala c'è la simpaticissima Katia, coadiuvata da Amandio, mentre in cucina c'è la mamma, la signora Liliana, e qualche aiutante. L'ambiente è semplice ma confortevole, dà quasi l'impressione di trovarsi all'interno di una casa borghese. All'ingresso ci sono un paio di stanzette molto spartane ma la sala principale, quella che ci è stata riservata (siamo in undici), è caratterizzata da un bel soffitto a cassettoni, da cui pende un importante lampadario di cristallo, e da alcuni dettagli ricercati. Un'angoliera in noce, colma di oggetti in ceramica, accentua il sapore familiare della stanza.
Il menu si apre con un assaggio di salumi nostrani, a base di carne secca e prosciutto leggermente affumicato (ottimi), accompagnato da sottaceti casalinghi.
Ma ecco che la solerte Katia, insieme all'aiutante, già si affaccenda intorno a noi, portando piatti caldi "Attenzion, scior, ai shcòten! - attenzione, signori, scottano!" e due scaldavivande: la strumentazione necessaria per accogliere degnamente sua maestà il capriolo. Il filetto, presumibilmente, è stato cotto a parte ed adagiato, già affettato, sulla sella, arrostita per conto suo. Il tutto è ricoperto da una piacevole salsa ai funghi cantarelli e contornato dalle tradizionali guarnizioni: spätzli verdi al burro fuso, pere e pesche con marmellata di ribes, cavolini di Bruxelles e le incantevoli, magnifiche castagne glassate, una vera leccornia.
In conclusione, è stata particolarmente indovinata la proposta di una serie di sorbetti digestivi, annaffiati da appropriati distillati: mela verde e calvados, uva fragola e grappa, limone e vodka. Caffè e ammazza caffè. Un conto sui settanta euro a cranio. Un'esperienza da ripetere sicuramente anche l'anno prossimo.
Adoro la Svizzera, uno dei pochi paesi insieme all'Austria in cui vivrei volentieri.
RispondiEliminaCaspita che menù.
Chissà come si fanno le castagne glassate
Posso prenotarmi anch'io per il prossimo anno??? Vai in posti che vorrei vedere io e mangi cose che vorrei mangiare io.....cavoli!!!
RispondiElimina@Germana: condivido, anche se la vita in Svizzera non e' tutta rose e fiori, almeno cosi' mi dice la mia amica di Lugano. Le castagne credo vengano piu' o meno cucinate come quelle della ricetta che ho scritto qui sotto, solo non penso mettano il cacao e la vaniglia. Abbiamo provato a chiedere la ricetta ma, come tutti i ristoratori, sono rimasti un po' sul vago.
RispondiElimina@Fabiana: perche' no? il cibo e' buono e la compagnia, ti assicuro, ottima :))
un abbraccio
Ci voglio andare...quegli affettati, poi...sembrano petali!!!
RispondiEliminaCinzia
ciao Cinzia. Domani mettero' un post dedicato alla macelleria-salumeria dove vendono quella favolosa carne secca.
RispondiEliminaa presto