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mercoledì 31 gennaio 2007

Minestra di pasta e broccoli




Il broccolo romanesco, che personalmente adoro, è un ortaggio dall'architettura affascinante e dal sapore delicato. Con questo umile ingrediente si prepara un'ottima minestra.





un broccolo romanesco
uno spicchio d'aglio
un ciuffo di prezzemolo
pizzico di peperoncino
olio extravergine q.b.
1 cucchiaio di triplo concentrato di pomodoro
mezzo calice di vino bianco secco
sale
160 g circa di pasta corta tipo tubetti
Si fa soffriggere in olio buono uno spicchio d'aglio finemente tritato con del prezzemolo, un pizzico di peperoncino, un cucchiaio scarso di triplo concentrato di pomodoro, si bagna con un'idea di vino bianco secco, si aggiungono le cimette del broccolo, ben lavate (io metto anche le foglioline più tenere), si lascia insaporire, si sala e si copre di acqua bollente. Dopo una decina di minuti si aggiunge della pasta corta, tipo tubetti rigati, e si porta a cottura. Informaggiare, se piace, e servire ben caldo.

Pancotto con rucola e patate

Ogni tanto preparo questa zuppa che, credo, sia di origine pugliese. Ne aveva fatto l'elogio, tantissimi anni fa, Renzo Arbore e devo dire che i complimenti sono meritati. E' un piatto estremamente povero ma corroborante, adatto ai freddi invernali e utilissimo per smaltire il pane secco.



4 o 5 grosse fette di pane pugliese raffermo
400 g di rucola
2 foglie di alloro
acqua o brodo
sale
olio extravergine
2 spicchi d’aglio
un peperoncino
Far lessare in acqua salata, aromatizzata con le foglie di alloro, le patate tagliate a fette; a metà cottura aggiungere la rucola, precedentemente mondata e lavata. Quando sia le patate che la rucola saranno cotte, aggiungere le fette di pane tagliate in grossi pezzi e, subito dopo, scolare tutto con il mestolo forato e mettere in una zuppiera. Far soffriggere l’aglio e il peperoncino in mezzo bicchiere d’olio; quando l’aglio sarà colorito, toglierlo, levare anche il peperoncino e versare il profumato condimento sul pancotto.

Lavarelli e vecchi ricordi

Il coregone (o lavarello) è un pesce autoctono delle fredde acque lacustri austriache e svizzere, introdotto per la prima volta in Italia attorno al 1860. Oggi è presente in tutti i grandi e medi laghi del nord e del centro Italia, ad eccezione del Trasimeno. Pesce dalle carni molto pregiate, viene offerto nei ristoranti e nelle trattorie del lago di Como cucinato in vari modi. La mia cara nonna, ben sapendo quanto lo gradissi, me lo preparava sovente.Queste sono due ricette di famiglia.

LAVARELLI ALLA SALVIA della nonna Eugenia
(con la stessa ricetta si preparano anche gli squisiti salmerini)
4 lavarelli (250 g cad)
latte, sale, farina, burro, foglie di erba salvia, spicchi di limone
Dopo aver eviscerato e sciacquato i lavarelli, metterli a mollo nel latte per qualche ora, al fresco. Sgocciolarli, asciugarli, salarli all’interno, infarinarli. Scuotere l’eccedenza di farina e adagiare i pesci in una padella dove sfrigolerà del burro (è ammessa la compagnia di un po’ d’olio) con le foglie di salvia. Cuocere senza fretta e a fuoco moderato su entrambi i lati. Asciugare l’eccesso d’unto con un po’ di carta da cucina e servire guarnendo con spicchi di limone. Ci sta bene un’insalatina di pomodori, poca cipollina fresca e cetrioli.





LAVARELLI ALLA LIVORNESE della zia Rina
(chiaramente ispirata alla ricetta toscana, li preparava negli anni '40 la zia Rina, nella sua trattoria affacciata sul lago)


4 lavarelli (250 g cad)
farina bianca
olio d'oliva
un calice di vino bianco secco
1 cipollina
1 spicchio d'aglio
1 foglia di alloro
1/2 kg di pomodori maturi
prezzemolo tritato finissimo
sale, pepe

Eviscerare, sciacquare e asciugare i lavarelli. Passarli nella farina, scuoterli e metterli in una larga casseruola dove ci sarà dell'olio di oliva caldo. Farli colorire, girarli delicatamente, salarli, peparli, sfumare con il vino bianco. Nel frattempo, si sarà preparata a parte una salsa con i pomodori, scottati, spellati e passati al passaverdure, olio, la cipollina tritata finissima e e la foglia di alloro. Cospargere la salsa sui lavarelli rosolati, dare ancora qualche minuto di cottura e completare il piatto con un trito finissimo di prezzemolo e aglio.

lunedì 29 gennaio 2007

Pasta corta al pesto di zucchine


4 zucchine
1 spicchio d’aglio (piccolo)
2 cucchiai di parmigiano
1 cucchiaio di pecorino sardo stagionato
3 foglie di basilico
1 cucchiaio colmo di pinoli
sale
qualche cucchiaio di olio extravergine
320 g pasta tipo tofarelle, conchigliette, mezze penne

Tagliare a dadi le zucchine, metterne i ¾ in un recipiente che vada in MO, unire due dita d’acqua.Coprire a campana e cuocere alla massima potenza per circa 4’. Versare le zucchine nel bicchiere del frullatore, unire il resto degli ingredienti e frullare fino ad ottenere un pesto denso.Riservare. Versare in acqua bollente salata le tofarelle; quando mancano pochi minuti alla fine cottura unire il resto della dadolata di zucchine. Scolare e condire con il pesto .

Tonno di coniglio


1 coniglio italiano (ca 1,2Kg)
odori da brodo: 1 gamba di sedano, una cipolletta steccata con un chiodo di garofano, due carote, verde di porro, una foglia di alloro, tre rametti di timo, tre pomodori ciliegino, pochissimo sale e grani di pepe
olio extravergine di oliva
aglio (meglio quello fresco)
foglie abbondanti di erba salvia
Portare ad ebollizione l'acqua con tutti gli odori, lasciar cuocere una decina di minuti, unire il coniglio, precedentemente messo a bagno una decina di minuti in acqua e aceto di mele, farlo lessare per circa 1 ora e 20', a dipendenza della grossezza dell'animale. Lasciarlo intiepidire nel suo brodo.Spolparlo accuratamente. Adagiare sul fondo di una terrina i pezzetti meno belli e poi procedere a strati con: carne di coniglio, pizzico di sale, spicchi d'aglio abbondanti, foglie di salvia e olio extravergine di oliva. Coprire e tenere in fresco per almeno due giorni prima di gustare.

Muffin in duplice versione


MUFFIN ALLA VANIGLIA CON GOCCE DI GIOCCOLATO
180 g di farina 00
100 g di zucchero tipo Zefiro
1 uovo
50 g di burro
2 cucchiaini rasi di lievito per dolci
un pizzico di sale
50 g di latte
due manciate di gocce di cioccolato
i semi di una stecca di vaniglia o un cucchiaino di pasta di vaniglia

In una terrina versare la farina, lo zucchero, il pizzico di sale, la vaniglia. Miscelare con le mani gli ingredienti.Praticare un foro al centro e versare l’uovo, leggermente sbattuto, il burro, liquefatto e freddo, e il latte,dove si saranno fatti sciogliere i due cucchiaini di lievito. Mescolare brevemente, incorporare le gocce di cioccolato e versare in uno stampo da muffins da 6 posti, rivestito con gli appositi pirottini di carta. In forno preriscaldato a 180°C per 20 minuti.
MUFFIN AL CACAO
180 g di farina 00
100 g di zucchero tipo Zefiro
2 cucchiai di cacao amaro in polvere
1 uovo
50 g di burro
2 cucchiaini rasi di lievito per dolci
un pizzico di sale
50 g di latte

In una terrina versare la farina, lo zucchero, il pizzico di sale, il cacao. Miscelare con le mani gli ingredienti.Praticare un foro al centro e versare l’uovo, leggermente sbattuto, il burro, liquefatto e freddo, e il latte,dove si saranno fatti sciogliere i due cucchiaini di lievito. Mescolare brevemente e versare in uno stampo da muffins da 6 posti, rivestito con gli appositi pirottini di carta. In forno preriscaldato a 180°C per 20 minuti.
Volendo si possono aggiungere all’impasto delle gocce di cioccolato.

Muffin alla melissa

Non sono una patita di muffin ma questi mi sono riusciti particolarmente bene. Sulla base delle tortine alla melissa, credo di aver trovato la formula giusta per il dosaggio degli ingredienti base a cui si possono aggiungere gli arricchimenti che più piacciono.




180 g di farina 00
100 g di zucchero integrale di canna bio (Dulcita Altromercato)
1 uovo
50 g di burro
2 cucchiaini rasi di lievito per dolci
un pizzico di sale
una manciata di foglie di melissa finemente tritate
la buccia grattugiata di mezzo limone non trattato
50 g di latte

In una terrina versare la farina, lo zucchero, il pizzico di sale, il trito di melissa, la buccia grattugiata del limone. Miscelare con le mani gli ingredienti.Praticare un foro al centro e versare l’uovo, leggermente sbattuto, il burro, liquefatto e freddo, e il latte,dove si saranno fatti sciogliere i due cucchiaini di lievito. Mescolare brevemente e versare in uno stampo da muffins da 6 posti, rivestito con gli appositi pirottini di carta. In forno preriscaldato a 180°C per 20 minuti.

domenica 28 gennaio 2007

Gelato all'amaretto

Ieri sera avevo due graditissimi ospiti a cena. Conoscendo la loro proverbiale golosità ho servito, come dessert, la torta al cacao di Anda accompagnata da una pallina di gelato all'amaretto.

600 g di latte fresco intero
1 cucchiaino di pasta di vaniglia o 1 baccello di vaniglia
4 tuorli
90 g di zucchero
1 cucchiaio da minestra di glucosio*
100 g di amaretti Vicenzi ridotti in polvere
Scaldare il latte con la vaniglia. Mettere in una casseruola i rossi con lo zucchero, lavorare con le fruste fino a renderli gonfi e spumosi. Versare il latte, a piccole quantità, sulle uova montate, lavorando energicamente con la frusta. Messo tutto il latte, aggiungere il glucosio, portare sul fuoco debole, mescolando in continuazione con un cucchiaio di legno e portando la crema vicino all'ebollizione, ma badando bene di non lasciar levare il bollore poiché in questo caso la crema si straccerebbe irrimediabilmnete. Quando sarà leggermente addensata e velerà il cucchiaio, toglierla dal fuoco, unire gli amaretti in polvere e lasciar raffreddare. Versare nella gelatiera e mantecare.

* se non si ha a disposizione il glucosio,che serve a dare maggior cremosità al gelato, aumentare di 20-30 g la dose di zucchero. In verità, il glucosio ce lo metto poiché ne devo smaltire un mastellino da 5 Kg, comprato anni fa in un momento di megalomania. La crema, preparata nel modo indicato, è già abbastanza densa e conferirà al gelato la giusta morbidezza.

venerdì 26 gennaio 2007

Galantina di trota


per 4/5 persone
2 trote salmonate da 500 g cad.
5 o 6 foglie di bietola
200 g di polpa di persico o lavarello
albume d’uovo
100-150 g panna
sale, pepe bianco
dragoncello finemente tritato
per il brodo: una carota, un gambetto di sedano, mezzo porro, erbe aromatiche (dragoncello,maggiorana,santoreggia), sale, mezzo bicchiere di aceto bianco

Eviscerare le trote, togliere loro la lisca, lavarle ed asciugarle. Scottare in acqua bollente salata, per una decina di secondi, le foglie di bieta, raffreddandole immediatamente in acqua ghiacciata.Asciugarle distese su carta da cucina. Salare leggermente il ventre delle trote, foderarle con le erbette e la farcitura, preparata in questo modo:
Passare al mixer la polpa di persico con l’albume, fino ad avere un composto fine. Aggiungere la panna, sbattendo con una frusta e lavorando, possibilmente, su ghiaccio. Salare, pepare e aggiungere il dragoncello tritato.Farcire i pesci. Chiudere strettamente ogni trota in un foglio di carta forno e poi in molti giri di pellicola per alimenti. Preparare un brodo con gli ingredienti indicati, immergere i pacchetti, cuocere a fuoco debolissimo per 20 minuti. Lasciar raffreddare nel liquido di cottura, indi sgocciolare e trasferire le trote in frigo fino al momento di servirle,liberate della pellicola e tagliate a fette. Consiglio di preparare le trote un giorno per l'altro. Si otterranno delle fette più nette al taglio.

martedì 23 gennaio 2007

Pane Marocco

Spigolando nello sterminato campo del web, mi sono imbattuta in questa specialità del Comune di Montignoso: il Pane Marocco. Un impasto a base di farina bianca e gialla, aromi e olive nere con il nocciolo. Incuriosita, ho provato a rifarmelo in casa. Non so se il risultato sia lo stesso del pane locale, ma l'ho trovato buono e saporito. Molto indicato per una merenda rustica, gustato ancora tiepido in compagnia di una bella fetta di lardo di Colonnata.




200 g di farina 0
200 g di farina gialla
20 g di lievito di birra
1 cucchiaino di zucchero
1 cucchiaino di sale
3 cucchiai di olio extravergine
1/2 spicchio d'aglio
1 rametto di rosmarino
3 foglie di erba salvia
1 pizzico di peperoncino
100 g di olive nere (io ho usato le taggiasche)

Fondere il lievito in due dita di acqua tiepida zuccherata. Miscelare le due farine, versarvi al centro il lievito, cominciare a mescolare. Aggiungere, gradualmente, altra acqua in cui si sarà sciolto il sale, l'olio, un trito di aghi di rosmarino, salvia e aglio, il pizzico di peperoncino. Si dovrà ottenere un panetto morbido e ben amalgamato. Unire le olive (tradizione vorrebbe con il nocciolo, io l'ho tolto)e distribuirle bene nell'impasto. Prendere una teglia da 26 cm diametro, ricoprirla con carta forno, stendervi l'impasto, ungerne la superficie, coprire con pellicola e lasciar lievitare per circa due ore. Cuocere in forno caldo a 200°C per 30 minuti.

lunedì 22 gennaio 2007

La scarpazza di Sarzanello

La Scarpazza è una torta salata a base di erbe e porri, specialità di Sarzana. A me l'ha fatta conoscere Sarzanello (questo è il suo nick), un signore che, saltuariamente, scrive(va) su  Altrotempo (il sito non esiste più). La scarpazza, in breve tempo, e diventata la torta salata preferita di tutta la famiglia. Buona sia calda che fredda, fa la parte del leone sul tavolo degli appetizers, in compagnia di un buon bianco secco. Queste sono le mie dosi e i miei consigli.


LA SCARPAZZA

Ingredienti

per la sfoglia:
230 g di farina 0
un cucchiaino di sale
acqua tiepida q.b.
ottimo olio extravergine

per il ripieno:
500 g di bietole
2 grossi porri
1 metro di salsiccia a nastro
3 cucchiaiate di parmigiano grattugiato
3 uova
sale, pepe

Preparare la sfoglia impastando la farina con il sale, abbondante olio (più ce n'è, più croccante e buona sarà la sfoglia) e acqua tiepida quanto basta a formare un panetto morbido. Lasciar riposare la pasta sotto una ciotola riscaldata e preparare il ripieno. Mondare, lavare, sgrondare accuratamente le bietole, tagliarle a grossi pezzi. In un tegame mettere qualche cucchiaio d'olio, farvi appassire i porri, tagliati a fettine, unire le bietole e far asciugare bene. Aggiungere la salsiccia tagliata a rocchetti, cuocere per una decina di minuti. Lasciar raffreddare. Consiglio, se le verdure cacciassero troppa acqua, di metterle in un colapasta e attendere finché l'acqua sarà tutta sgocciolata. Unire le uova, leggermente battute, il grana, sale e pepe. Stendere sottile la sfoglia, adagiarla in una teglia di 26 cm di diametro, foderata di carta forno. Versare l'impasto e livellarlo bene. Stendere i ritagli di sfoglia, tagliare delle striscioline e guarnire la superficie della torta come si fa con le crostate. Cuocere in forno a 180°C per circa 40 minuti.

scarpazza cruda
scarpazza cotta



giovedì 18 gennaio 2007

Torta ciuca

E' una torta casereccia, dal gusto delicato e particolare. Perché ciuca (ubriaca)? Le mele del ripieno sono cotte nel vino bianco. La ricetta l'ho trovata sul calendario 2007 dell'UNIONE DEI COMUNI DELLA TREMEZZINA ed è stata fornita da una trattoria di Ossuccio, sul lago di Como.


Questa è la mia versione.



Per la frolla:
400 g di farina 00
200 g di burro freschissimo
200 g di zucchero fine (Zefiro)
4 tuorli
2 uova intere *
un pizzico di sale
la buccia grattugiata di mezzo limone
1 bustina di vanillina
1/2 cucchiaino di lievito per dolci **

Per il ripieno:
4 grosse mele renette (circa 1 Kg)
vino bianco secco (2 dl circa)***
120 g di zucchero
1 limone
1 foglia di alloro
1 bastoncino di cannella
2 chiodi di garofano
1 cucchiaino di cannella in polvere
3 fette biscottate ridotte in polvere

Preparare la frolla impastando prima il burro e la farina con gli aromi, il sale e il lievito; quando il composto diventerà sbricioloso aggiungere lo zucchero,i tuorli e le uova intere. Lavorare brevemente la pasta, avvolgerla in pellicola per alimenti e tenerla in frigo almeno 2 ore.
Nel frattempo, sbucciare le mele, tagliarle in otto spicchi ciascuna, passare gli spicchi nel succo di limone per non farli annerire. Metterli in un tegame, versarvi sopra il vino, lo zucchero, la buccia del limone, la stecca di cannella, la foglia di alloro e i chiodi di garofano. Coprire e far cuocere per una decina di minuti. Le mele dovranno essere morbide ma non sfatte. Scolarle, spolverarle con un po' di cannella in polvere e lasciarle raffreddare.
Trascorso il tempo di riposo della frolla, stenderla in due dischi. Attenzione: la pasta è molto morbida ed è preferibile stenderla aiutandosi con della carta forno e della pellicola. Ritagliare della carta forno nella dimensione dello stampo, appoggiarci sopra il panetto di frolla, poggiarvi sopra della pellicola e stendere con il matterello. Adagiare nello stampo (cm 26 diametro), spolverare con le fette biscottate tritate, appoggiarvi sopra le mele (ben scolate dal liquido) e ricoprire con il secondo disco. Consiglio di tenere quest'ultimo in frigo fino al momento dell'uso. Bucherellare la superficie e cuocere in forno moderato (180°C) per circa 45 minuti. Una volta fredda, spolverare la torta con dello zucchero a velo.

* il numero delle uova dipende dalle loro dimensioni che, in questo caso, dovranno essere di medio calibro. Se le uova fossero del tipo extra-large, consiglio di mettere 5 tuorli e 1 uovo intero, aggiungendo l'albume solo se necessario.
** la ricetta originale prevede un'intera bustina di lievito.
*** mia madre ha sostituito il vino bianco con del Chianti e mi ha garantito che il risultato è ottimo.







17 Gennaio - Sant’Antonio abate, l’eremita egiziano del IV secolo, fu sempre molto popolare sul Lario, come del resto in Lombardia. Lo si ritiene protettore degli animali e consolatore dell’uomo nelle sue tribolazioni. Ricorrevano a lui le donne calunniate, le fanciulle gli si confidavano. Lo si rappresentò in veste di eremita al lavoro col porcellino accanto, presso una capanna di paglia, sovente disturbato dal demonio che lo tenta e lo fa imbizzarrire, sotto l’aspetto di un porco. Era ritenuto “il grande mercante di neve” giacché la sua ricorrenza, il 17 gennaio, cadeva nel periodo più nevoso dell’anno. Nel giorno di Sant’Antonio, un tempo ovunque festivo, venivano portati gli animali, cavalli e muli soprattutto, sulla piazza del paese per essere benedetti: si affermava che la protezione del santo li avrebbe guardati non solo dal morbo, ma anche dagli scherzi del folletto che amava disturbarli quando stavano alla mangiatoia, facendoli deperire. Era abitudine, a Sant’Antonio, di consumare un pasto sostanzioso. In alcuni villaggi si mangiavano ravioli con ripieno vegetale. La neve, che impediva quasi sempre ogni lavoro, favoriva questa festa. La sera prima si accendevano sovente dei falò: forse in ricordo del fuoco sacro di Sant’Antonio, sgominato per suo intervento durante un’epidemia avvenuta in Francia nel XI secolo. Qualche tizzone di quei falò veniva conservato per scongiurare quel male. Va ricordato che la festa di Sant’Antonio dava avvio al carnevale; per gli uomini, soprattutto in montagna, segnava l’inizio di una sosta dal lavoro, obbligata dalla gran neve: quei giorni venivan dedicati a fabbricare nelle stalle gerle, cavagni, slitte, manici, attrezzi di lavoro.

Testo liberamente adattato da uno scritto di Pietro Pensa.

Nella mia parrocchia, i Padri Rogazionisti hanno invitato i fedeli, domenica prossima alle ore 16, a portare cani, gatti e altri animali domestici sul sagrato della chiesa, ove verrà loro impartita una benedizione.

da
http://www.santiebeati.it/dettaglio/22300 :"Patrono di tutti gli addetti alla lavorazione del maiale, vivo o macellato; è anche il patrono di quanti lavorano con il fuoco, come i pompieri, perché guariva da quel fuoco metaforico che era l’herpes zoster, ma anche in base alla leggenda popolare che narra che s. Antonio si recò all’inferno, per contendere l’anima di alcuni morti al diavolo e mentre il suo maialino sgaiattolato dentro, creava scompiglio fra i demoni, lui accese col fuoco infernale il suo bastone a ‘tau’ e lo portò fuori insieme al maialino recuperato e lo donò all’umanità, accendendo una catasta di legna.".

lunedì 15 gennaio 2007

Il sofficissimo Pan Babà di Adriano



La ricetta si trova sul blog di Adriano, "Profumo di lievito". E' il dolce con lievito di birra più soffice che abbia mai realizzato e, particolare non trascurabile, si conserva molto bene per alcuni giorni, senza nulla perdere in fragranza e morbidezza. Non è di difficile esecuzione, occorre un po' di pazienza e una buona impastatrice poiché la massa va lavorata a lungo.
Gli ingredienti che uso io sono:
280 g farina Manitoba Chiavazza
80 g latte intero Granarolo
110 g zucchero Zefiro
110 g burro Latteria di Vipiteno
3 uova biologiche
8 g lievito di birra fresca Lidl
5 g sale fino
buccia di mezzo limone non trattato
2 cucchiai Amaretto di Saronno
1 cucchiaino miele d'acacia dell'amica Teresa
3 amaretti Vicenzi


Grazie, Adriano!

domenica 14 gennaio 2007

Roselline alle erbette, ricotta e mascarpone


una confezione da 250 g di sfoglia per lasagne
200 g di erbette
250 g di ricotta vaccina
200 g di mascarpone
4 cucchiaiate di parmigiano reggiano grattugiato
sale, pepe bianco, noce moscata
poco burro
poca béchamelle o burro e salvia per la gratinatura

Scottare le sfoglie in acqua bollente salata, scolarle e metterle ad asciugare su un panno da cucina pulitissimo e inodore. Mettere in una bacinella la ricotta e il mascarpone, unire le erbette, precedentemente cotte in una noce di burro e tagliuzzate finemente, il parmigiano reggiano grattugiato. Condire con sale e pepe, profumare con la noce moscata. Prendere una sfoglia, spalmarla con il composto, arrotolarla per il lato più lungo e tagliarla in quattro pezzi. Proseguire così fino ad esaurire gli ingredienti. Prendere i cilindretti e adagiarli in una pirofila da forno imburrata. Irrorare la superficie con del burro fatto fondere con delle foglie di salvia. Spolverare di parmigiano grattugiato e mandare in forno a 180°C per circa 15 minuti. In alternativa, ricoprire la pasta con un velo di béchamelle o panna densa, spolverare con il parmigiano e gratinare.

N.B. nella foto pubblicata, le erbette sono in eccessiva quantità. Regolarsi come da ricetta.

Le stranezze di questo inverno

Sulle anomalie climatiche di questo inverno 2006/2007, credo si sia già detto e scritto molto.Queste foto vogliono solo testimoniare l’atipicità della stagione che stiamo vivendo. Sono state scattate oggi, in una località della prima cintura milanese.


cerfoglio

rucola

limoni


lattughino primaverile

una rosa appena colta

Quiche integrale ai porri e spinaci


Stamattina ho apportato una variante alla quiche di porri e prosciutto che faccio di solito. Un ospite inatteso si preannunciava per pranzo ed io avevo programmato di fare solo un arrosto con contorno di patatine al forno. Cosa offrire come antipasto? Guardando nel frigo, ho avuto la fortuna di trovare un rotolo di pasta sfoglia integrale, due grossi porri, del prosciutto cotto e un pugno di spinaci lessi, già ripassati in padella. Ho preso i porri, li ho mondati e tagliati a rondelle, li ho fatti cuocere, coperti e con l'aggiunta di qualche cucchiaio d'acqua, nel MW per 5' alla massima potenza. Li ho ben scolati, conditi con un goccio d'olio e poco sale. Fatti raffreddare. Ho steso la sfoglia in una teglia rotonda da 26 cm di diametro, ho bucherellato il fondo, steso quattro fette di prosciutto cotto. In una bacinella, ho amalgamato tre uova intere, un cartoccetto di panna da cucina (200 ml), due cucchiaiate di parmigiano reggiano, i porri ben strizzati e gli spinaci tritati grossolanamente. Ho condito con sale, pepe bianco e noce moscata. Versato sulla sfoglia e cotto a 180°C per circa 45'. La quiche ha ottenuto un vivo apprezzamento.

sabato 13 gennaio 2007

Lo zenzero candito di Orsy

Lo confesso, mi piace lo zenzero candito, ne vado ghiotta. Adesso posso comodamente prepararmelo in casa, morbido e saporito come mai ne trovai in vendita. E tutto questo grazie a chi? Ma alla mia cara Orsy, che ha fatto da apripista nell'esperimento canditura. La ricetta la potete leggere sul sito Altrotempo. Bisogna soltanto armarsi di una piccola dose di pazienza ma il risultato vi ripagherà ampiamente!
Grazie a Orsy e a Paola, rispettivamente moderatrice e webmaster di Altrotempo.
ZENZERO CANDITO 
Autore: Orsy
Ingredienti:
700 g un po' scarsi (ho dovuto eliminarne un pezzetto) di zenzero che, una volta pelato con cura, sono diventati 550
500 g scarsi di zucchero
Ho tagliato lo zenzero a fettine di 3 mm che ho messo in una pentola d'acciaio a fondo pesante e ho coperto con acqua fredda che sopravanzava di due dita. Ho messo su fiamma bassa, con coperchio, e ho fatto sobbollire per un'ora. L'alternativa sarebbe stata far sobbollire per 20 minuti, scolare (conservando l'acqua, deliziosa come bevanda) e aggiungerne altrettanta già calda: questo per smorzare il piccante dello zenzero. Ho fatto una prima prova ma alla seconda ho preferito non attenuare niente. Dopo l'ora di cui sopra ho aggiunto 200 g di zuccheroe ho lasciato cuocere molto dolcemente per 1 ora e 1/2, senza coperchio. Ho aggiunto altri 200 g di zucchero e dopo 10 minuti ho spento la fiamma. Lasciato raffreddare e messo in frigo fino alla sera dopo quando ho fatto riscaldare su fiamma al minimo e, a ebollizione, ho aggiunto altri 100 g di zucchero e 1 dl di acqua calda che mi è parso opportuno data la cottura che sarebbe seguita. E poi ho lasciato che la natura seguisse il suo corso. A poco a poco il liquido si è addensato e dopo un'ora e mezzo o poco più (non c'è bisogno di stare tanto lì a curare: ho regolato il timer e sono andata a dare un'occhiata e una mescolata ogni 30 minuti circa) ho ritirato le fettine di zenzero raccogliendole con una paletta di fili metallici che li lascia sgocciolare magnificamente. E li ho depositati su un foglio di carta da forno abbondantemente cosparsa di zucchero semolato, smuovendoli subito in modo che se ne ricoprissero. Si asciugano in pochi minuti. Completamente freddi, li ho riposti in barattoli di vetro. Il sapore è deciso e pieno, come secondo me deve essere. Le fettine risultano abbastanza morbide ma non molli. Mi è rimasto un certo quantitativo di sciroppo che vado a usare per l'imminente mandata: quindi l'acqua e i 500 g di zucchero indicati sono piuttosto abbondanti ma lo zenzero ha bisogno di nuotare. Però lo userei volentieri anche per guarnire del gelato o della frutta cotta. Non ho ancora ragionato su un possibile impiego per crostate o altri dolci, ma il gusto è interessante. Quasi quasi... un'aggiunta di alcol a 95° per averne una scossetta, un liquore?

giovedì 11 gennaio 2007

Mezze penne al sugo di tonno

Primo piatto velocissimo, a prova di principiante. Raccomando l'uso di un tonno sott'olio di ottima marca.



350 g di mezze penne
400 g di pomodoro a pezzettoni
uno spicchio d'aglio
uno scalogno
olio extravergine
sale, pepe (se piace)
200 g di tonno sott'olio
In un tegame mettere la polpa di pomodoro, qualche cucchiaio d'olio, lo spicchio d'aglio e lo scalogno sbucciati. Mettere il coperchio e cuocere per una decina di minuti. Salare e pepare. Lessare la pasta in acqua salata bollente, scolarla al dente, rimetterla in pentola, aggiungere il sugo di pomodoro e il tonno ridotto in pezzi. Dare una rimescolata e servire nei piatti caldi.
Annota bene: il tonno sott'olio non deve cuocere, rimarrebbe stoppaccioso, ma solo riscaldarsi.

venerdì 5 gennaio 2007

Crème caramel





800 ml di latte intero
120 g di zucchero
1 baccello di vaniglia
4 uova intere e 3 tuorli
pizzico di sale

per il caramello
100 g di zucchero
3 cucchiaiate d’acqua
qualche goccia di limone

Accendere il forno e portarlo a 160°C.Preparare il caramello facendo fondere, in un pentolino, lo zucchero con l’acqua e il succo di limone. Lasciar cuocere, a calore medio, fino a quando lo zucchero avrà preso un bel colore biondo scuro. Versare immediatamente il caramello dentro uno stampo con il buco, precedentemente inumidito, cercando di rivestirne le pareti.
Versare il latte in una casseruola, unire i 120 g di zucchero, la stecca di vaniglia tagliata in due e portare a bollore. Coprire e lasciare in infusione per un quarto d’ora. In una terrina pulitissima, rompere le uova e i tuorli, amalgamarli con una frusta e versarci sopra il latte. Mescolare accuratamente e versare nello stampo da budino, facendo passare il composto attraverso un colino a maglie fitte.Coprire con il suo coperchio o con un foglio di alluminio forato in un paio di punti. Serve a lasciar sfiatare l'eccessivo vapore.

Mettere lo stampo dentro un recipiente che lo contenga a misura e versare, sul fondo di quest’ultimo, dell’acqua calda. Cuocere in forno per circa 70'. Sorvegliare che l’acqua del bagnomaria non bolla mai, se vedete formarsi delle bollicine aggiungere mezzo bicchiere d’acqua gelata o tre o quattro cubetti di ghiaccio. Una volta cotto, estrarre il budino dal forno ma lasciarlo nel bagnomaria fino a raffreddamento. Tenere in frigo almeno 12 ore prima di degustarlo.


Coniglio ripieno al forno


Ho ritrovato questa ricetta, scritta con la grafia della nonna, in un vecchio cassetto.

ingredienti per 6 persone:
1 coniglio giovane disossato (al netto 850 g circa)
150 g di carne di vitello
150 g di lonza di maiale
100 g di mortadella
30 g di funghi secchi
un quarto di cipolla
5 o 6 rametti dii prezzemolo
40 g di mollica di pane casereccio
150 ml circa di panna fresca
1 cucchiaiata di cognac
sale e pepe macinato al momento
olio extravergine di oliva
aghi di rosmarino
mezzo bicchiere di vino bianco secco

Lavare molto bene il coniglio sotto acqua fredda (io lo lascio per un quarto d'ora in una bacinella colma d'acqua addizionata con vino bianco), asciugarlo in un panno, stenderlo sul tagliere e appiattirlo leggermente con un batticarne, salare e pepare. Passare al tritatutto le carni e la mortadella, unirvi i funghi, ammollati e tritati grossolanamente(meglio farli saltare brevemente in poco burro), un trito finissimo di prezzemolo e cipolla, la mollica di pane bagnata nella panna e la panna stessa avanzata, qualche pizzico di sale, poco pepe e il cucchiaio di cognac. Amalgamare accuratamente l'impasto, dargli la forma di un cilindro, adagiarlo sul coniglio, avvicinare i lembi e legare il tutto con qualche giro di spago. Prendere un foglio di carta forno, salare e pepare leggermente il coniglio in superficie, poggiarlo al centro, avvolgere il tutto a mo' di salame, adagiare il rotolo in un tegame da forno, irrorare con qualche cucchiaiata di olio, il vino bianco e mezzo bicchiere d'acqua. Cuocere in forno per circa 60/70' a 180°C. A metà cottura, si potranno aggiungere delle patate tagliate a tocchi, salate e pepate e contornate da aghi di rosmarino.

Fasi di preparazione:


mercoledì 3 gennaio 2007

Ciambella alla panna in triplice versione

E' un dolce senza tante pretese ma buono e genuino. I bambini lo adorano ed è molto indicato per la colazione del mattino o la merenda. Si presta ad infinite variazioni: si può fare la ciambella solo bianca, oppure arricchirla con gocce di cioccolato o uvetta e canditi o, ancora, variegare l'impasto con del cacao amaro. Metterò qui di seguito le ricette che più mi soddisfano.


CIAMBELLA ALLA PANNA basic
ricetta presa da una confezione di farina autolievitante del molino Spadoni
250 g farina autolievitante
250 g zucchero
250 ml panna fresca
3 uova
2 cucchiai di rhum
Mettere in una terrina le uova e montarle con lo zucchero fino a che saranno gonfie e soffici.Unire la panna e poco alla volta la farina.Amalgamare bene.Profumare con due cucchiai di rhum.Imburrare una teglia, possibilmente con il buco, infarinarla e versarvi l'impasto.Cuocere in forno caldo (170°) per circa 40 minuti.

CIAMBELLA ALLA PANNA VARIEGATA AL CACAO versione 2 (la mia)
250 g zucchero
4 uova
1 bustina vanillina
250 ml panna fresca
230 g farina doppio zero
60 g fecola di patate
1 bustina lievito per dolci
un pizzico di sale
3 cucchiai di cacao amaro

Battere bene e a lungo le uova con lo zucchero e la vanillina, aggiungere a filo la panna (sempre montando) e, poco alla volta, le farine setacciate con il lievito e il pizzico di sale. Versare in uno stampo a ciambella, imburrato e infarinato, poco meno dei 3/4 di impasto. Aggiungere al rimanente il cacao setacciato, mescolare accuratamente e versare sopra l'impasto giallo, facendolo affondare con la lama di un coltello.In forno a 170°C per circa 40'.

TORTA ALLA PANNA versione 3 (ricetta dell'amica Tina)

200 g di zucchero
5 uova
200 ml panna
vanillina o buccia di limone grattugiata
1 bustina di lievito
1 cucchiaino di ammoniaca per dolci
350 g farina 00
50 g di burro liquefatto e freddo
granella di zucchero per decorare

Montare le uova con lo zucchero e l'aroma prescelto fino ad avere un composto gonfio e soffice (occorreranno circa 10 minuti), aggiungere piano piano la panna in cui si sarà diluito l'ammoniaca. Unire, mescolando lentamente, la farina setacciata con la bustina di lievito e finire con il burro. Versare nello stampo (26 cm diametro)imburrato e infarinato, cospargere con un po' di granella di zucchero e cuocere in forno caldo a 170°C per circa 50'.

Lo stampo da kugelhupf in rame è di Navarini.

Triangoli alle mandorle e nocciole (una ricetta di Alda M.)

 I TRIANGOLI ALLE MANDORLE E NOCCIOLE DI ALDA
 Questa è una ricetta a cui sono molto affezionata. L'autrice, una signora intelligente e generosa che non dimenticherò mai, la pubblicò, un paio d'anni fa, sul sito Altrotempo. Sono dolcetti squisiti: una base di frolla ricoperta da un ricco impasto a base di burro, zucchero, mandorle e nocciole. Come tocco finale, i dolcetti vengono intinti a metà nel cioccolato fondente. Ottima idea per un "dolce presente" da regalare agli amici, confezionati in sacchettini di cellophane per alimenti decorati da un fiocco. Grazie, Alda.

Impastare 300 g farina, 100 g di zucchero, 2 uova, 130 gr di burro e un cucchiaino di lievito, far riposare al fresco il tempo di preparare il ripieno; nel frattempo accendere il forno a 175°.
Fondere su fuoco basso 200 g di burro con 200 g di zucchero, 4 cucchiai d'acqua, aroma di vaniglia o cannella, fare dare un bollore, togliere dal fuoco e aggiungere 200 g di mandorle e 200 g di nocciole, entrambe tritate grossolanamente.
Stendere la pasta sottile in una larga teglia rettangolare foderata di carta da forno, cospargerla con 7 (*) cucchiaiate di marmellata di albicocche, poi spalmarvi il composto di mandorle e nocciole. Cuocere 45 minuti circa. Lasciare raffreddare nella teglia, poi tagliare a quadrati (non più piccoli di 5 - 6 cm di lato, altrimenti si sbriciola tutto) e questi a triangoli. Se proprio si è supergolosi, si può intingere un angolo dei triangoli in cioccolato fuso...
Si accompagnano splendidamente al caffè.
(*) io metto solo 3 cucchiai di marmellata di albicocche.

Ecco come si presenta l'impasto cotto, prima di essere tagliato.