Ora che la bella stagione lo permette, è piacevole fare delle passeggiate in campagna e raccogliere, in luoghi lontani dal traffico, le tenere cime dell'ortica. Io ne vado ghiotta e mi piace impiegarle soprattutto nel risotto. Questa è una ricetta che mi fece conoscere una mia carissima vicina di casa, la signora Maria, buonanima, arrivata quasi alla soglia dei cento anni grazie anche ad un'alimentazione semplice e parca, basata su verdure e frutti di stagione, possibilmente coltivati nel giardino di casa.
Per 4 persone:
una grossa manciata di cime di ortica, accuratamente mondate e ancor più accuratamente lavate
uno scalogno o un cipollotto
100 g circa di pancetta tesa
4 foglie di erba salvia
poco olio extravergine
300 g di riso Carnaroli
mezzo calice di vino bianco secco
brodo vegetale
una noce di burro
una manciata di parmigiano grattugiato
Sbollentare le foglie di ortica in acqua bollente, leggermente salata, per 5 minuti. Scolarle, strizzarle e tritarle finemente al coltello. In totale, se ne dovrebbero ricavare circa 60g. Far appassire in un cucchiaio d'olio, su fuoco debole, lo scalogno finemente tritato; dopo qualche minuto, aggiungere l'erba salvia e la pancetta, tagliata a dadini. Quando quest'ultima sarà diventata quasi trasparente, unire le ortiche e far insaporire pochi minuti. Aggiungere il riso, facendolo tostare brevemente. Sfumare con il vino, poi proseguire nel solito modo, aggiungendo via via il brodo bollente. A cottura avvenuta, mantecare con una noce di burro e una manciata di parmigiano grattugiato.
Mentre si gira il risotto, si può ascoltare in sottofondo un Ugo Tognazzi d'annata.