giovedì 28 ottobre 2010

Terrina di carni miste

Mi piacciono molto le terrine di carne; mi diverte prepararle cambiando spesso gli ingredienti che le compongono e giocando con le varie aromatizzazioni. Inoltre, le trovo pratiche: si possono cuocere un paio di giorni prima, evitando i nervosismi che sempre accompagnano i preparativi dei conviti con molte persone e, ultimo ma non meno importante, fanno sempre la loro discreta figura.
Dosi per 12 persone 700 g di petti di faraona 200 g di fesa di vitello 130 g circa di salsiccia a nastro (luganighetta) 35 g di cipollotto novello 3 cucchiai di Armagnac (o brandy) 2 foglie di erba salvia 1 manciata di pistacchi di Bronte sale, pepe bianco del mulinello una grattugiata di noce moscata un buon pizzico di pimento 1 albume 100 g di panna fresca 150 g di bacon a fettine
Un paio d'ore prima della preparazione tagliare a striscioline i petti di faraona e metterli a marinare in una terrina con l'Armagnac, la salvia e il cipollotto tritato. A tempo debito, sgocciolare la carne, tenendone da parte una decina di striscioline. Eliminare la salvia e passare al mixer il resto, insieme al cipollotto, alla fesa di vitello e alla salsiccia, ottenendo un composto di grana fine. Versare in una ciotola, unire l'albume (leggermente sbattuto), la panna, i pistacchi (precedentemente sbollentati e pelati), sale, pepe e le spezie; mescolare accuratamente. Imburrare una terrina di ceramica, tappezzarla con le fette di bacon, lasciandole fuoriuscire sui bordi, e distribuirvi 1/3 del composto. Adagiare su di esso metà delle strisce di petto di faraona tenute da parte; spalmarvi l'altro terzo di farcia, completando con il resto delle striscioline e il rimanente impasto. Battere sul tavolo in modo da non creare bolle d'aria, coprire con il bacon eccedente e chiudere con il coperchio della terrina, anch'esso imburrato. Cuocere a bagnomaria, in forno caldo a 180°C, per circa 80'. A cottura terminata, togliere dal forno e lasciare raffreddare. Scolare il liquido che si sarà formato. A questo punto io metto la terrina, senza coperchio, in un sacchetto per il sottovuoto, tolgo l'aria (in questo modo la carne si appiattisce perfettamente) e metto in frigo per minimo 24h, prima di procedere al servizio. Chi non ha l'attrezzo può semplicemente fasciare la terrina nella pellicola, metterci un peso sopra e conservarla in frigo per il tempo indicato. Io l'ho presentata affettata, contornata da un mix di insalatine da taglio e chicchi di ribes rosso. Si accompagna molto bene con la composta agrodolce di cipolle rosse.

Composta agrodolce di cipolle rosse

Domenica ho avuto a pranzo parenti e amici carissimi ed ho approntato una serie di portate collaudate, anche se con un tocco di innovazione.Tra gli antipasti, ho proposto una nuova terrina di carni miste, accompagnata dalle confetture di pomodori verdi e zenzero e fragole e peperoni. Avendo trovato ancora sul mercato delle belle cipolle rosse, ho pensato di completare l'offerta con questa composta agrodolce, che andrebbe consumata appena fatta o, conservata in frigo, entro quindici giorni dalla preparazione poiché contiene pochi zuccheri. Forse potrebbe durare di più, ma non mi sento di consigliarlo. La ricetta ha riscosso un buon successo.

COMPOSTA AGRODOLCE DI CIPOLLE ROSSE

Ingredienti
500 g abbondanti di cipolle rosse (sedicenti) di Tropea 
430 g il peso netto 
170 g di succo di mele bio (1 bicchiere) 
100 g di zucchero di canna 
85 g di vino bianco secco 
4 strisce di scorza d'arancia non trattata* 
1 cucchiaio di miele di acacia 
un pizzico di sale 
3 cucchiaiate di aceto di vino rosso aromatizzato ai lamponi 
40 g di uvetta sultanina 
un buon pizzico di cannella in polvere 
1 cucchiaino da caffè di pepe di Szechuan

Procedimento
Sbucciare le cipolle e affettarle piuttosto finemente. Metterle in una terrina, coprile con il succo di mela, lo zucchero, le scorze d'arancia(senza albedo) e il vino. Far macerare per almeno 12 ore. Il giorno dopo, travasare tutto in una casseruola dal fondo pesante, unire il miele, un pizzico di sale e l'aceto; portare a bollore e cuocere per circa 15 minuti. Dopo questo tempo, unire le uvette, precedentemente sciacquate, e la cannella; proseguire la cottura per circa 10-15 minuti.Quando il composto avrà raggiunto la giusta consistenza, profumare con il pepe di Szechuan ridotto in polvere nel mortaio. Lasciare sul fuoco pochi secondi ancora poi travasare nei vasetti sterilizzati e ancora caldi. Tappare, capovolgere e lasciar raffreddare. 

*buccia d'arancia: in inverno, quando posso disporre di ottime arance biologiche, ho l'abitudine di prelevare delle larghe strisce di scorza, conservandole in freezer dentro un vasetto ben chiuso. Nella bella stagione vengono utilissime e sono sempre fragranti.


mercoledì 20 ottobre 2010

Brodo di gamberi allo zenzero

Sabato scorso ho accompagnato mia figlia a far spese in uno dei nostri negozi di abbigliamento preferiti; mentre la fanciulla, dentro un camerino, provava capi su capi senza sapersi decidere (alla fine, invece del vestito ha comprato un paio di stivali !?!?!) il mio sguardo si è posato su una figura vagamente familiare: è lei o non è lei? Non potevo sbagliarmi, l'elegante signora seduta su una poltroncina, in attesa (anch'essa) della figlia impegnata a provarsi gli abiti, era la leggendaria Paola Ricas, direttrice, per 25 anni, de La Cucina Italiana. Come lasciarmi sfuggire l'occasione di scambiare quattro chiacchiere con lei? La signora Ricas, gentilissima e molto disponibile, è stata al gioco. Io le ho esternato tutta la mia ammirazione per come ha guidato, con mano sicura, la prestigiosa rivista di gastronomia e cultura alimentare e lei mi ha parlato dei suoi impegni attuali, tra cui la direzione delle raccolte monografiche chiamate Gli speciali de La Cucina Italiana. Proprio dall'ultimo numero ora in edicola, dedicato alle Minestre & Zuppe, ho provato questo squisito e insolito brodo di gamberi allo zenzero, in cui il sapido dello sformatino al parmigiano si stempera nella dolcezza del brodo di gamberi, reso delicatamente piccante dalla presenza dello zenzero in lamelle. Chi è iscritto al sito potrà leggere la ricetta originale a questo link.
http://www.lacucinaitaliana.it/default.aspx?idpage=889&idricetta=10619&dcx=1
Consomme' di gamberi con piccoli sformati - C.I. Agosto 2002



Ingredienti per 4 persone
Brodo:
200 g di carote
200 g di cipolla dorata
un pezzetto di zenzero
teste e gusci di 500 g di gamberi
Armagnac (o Cognac)
sale grosso
un filo d'olio extravergine
Sformatini:
80 g di parmigiano grattugiato
80 g di panna fresca
2 albumi
Per decorare:
16 gamberi
zenzero grattugiato
un pizzico di sale
dragoncello fresco

Brodo:lavare molto bene i gamberi, privarli del carapace e del budellino, metterli su un piatto coperto da carta assorbente e tenerli da parte, al fresco (ovviamente, per questa preparazione non ho usato tutti i crostacei ma ho impiegato tutte le carcasse per il brodo).Rosolare dolcemente in poco olio la cipolla e le carote tritate, unirvi teste e gusci dei crostacei sfumando immediatamente con un paio di cucchiai di Armagnac. Lasciar evaporare, quindi coprire con un paio di litri di acqua bollente. Cuocere scoperto per una mezz'oretta, salando alla fine. Filtrare il brodo, profumandolo con lo zenzero, sbucciato e tagliato in sottili lamelle (io ho usato la mandolina).
Sformatini: mescolare il parmigiano grattugiato con la panna e i due albumi, leggermente sbattuti a parte. Io non ho messo sale perché il composto è già abbastanza saporito. Versare il preparato in quattro stampini imburrati e cuocere in forno a 150°C, a bagnomaria, per circa 18'.
Decorazione: grattugiare poco zenzero sopra 16 gamberi e farli saltare in pochissimo olio, per poco più di un minuto. Salare alla fine.
Presentazione: Accomodare gli sformatini nei piatti fondi (o nelle zuppierine); coprirli con il brodo e decorare con 4 gamberi a testa e un ciuffo di dragoncello.







martedì 19 ottobre 2010

Polpettone ai carciofi, variazione sul tema

Il buonissimo polpettone ai carciofi dal cuore morbido è diventato una presenza gradita sulla nostra mensa e, nel frattempo, ha subito qualche modifica. L'ultima volta, avendo a disposizione, oltre alla carne di vitello, anche un avanzo di ricotta e dell'ottimo prosciutto cotto,il polpettone si è trionfalmente vestito in questo modo.


Ingredienti per 4 o 5 persone
500 g di fesa di vitello macinata
100 g di ricotta
350 g di carciofi a spicchi surgelati
1 uovo
3 cucchiai di parmigiano grattugiato
sale, pepe bianco
100 g di prosciutto cotto
80 g di formaggio Philadelphia
olio extravergine
1 bicchiere di vino bianco secco
1 rametto di rosmarino

Lessare i carciofi in poca acqua bollente leggermente salata. Scolarli e metterli ad asciugare su un foglio di carta assorbente. Tritare nel cutter i carciofi (conservarne 7 o 8 pezzi per il ripieno). Mescolarli al macinato di vitello unendo la ricotta, passata al setaccio, l'uovo, il grana, il sale e una macinata di pepe. Stendere il composto su un foglio di carta forno, dandogli una forma rettangolare. Disporre le fette di prosciutto sul rettangolo, appoggiarvi al centro le fettine di Philadelphia e sopra gli spicchi di carciofo, passati in un po' di grana. Aiutandosi con la carta forno, formare un rotolone, che si chiuderà accuratamente alle estremità con qualche giro di spago alimentare, onde evitare fuoriuscite di ripieno. Mettere a rassodare in frigo per almeno 4 ore. Al momento opportuno, disporre il salamotto in un recipiente che lo contenga a misura; versarci sopra il vino bianco, 3/4 di bicchiere di acqua, un filo d'olio e un rametto di rosmarino. Cuocere in forno caldo a 190°C per circa 75 minuti.Sfasciare il polpettone, farlo riposare sul tagliere per qualche minuto (coperto con un foglio di alluminio) prima di procedere al taglio. Se ne avanza un pochino, è ottimo anche il giorno dopo, gustato freddo.

lunedì 18 ottobre 2010

Torta con le scarole

Confesso che prima di frequentare i forum di cucina conoscevo poco le ricette dei piatti tradizionali regionali; per esempio, non mi attiravano più di tanto le commistioni dolce-salato o agro-dolce e non avrei mai sospettavo di diventarne un'estimatrice. Qualche anno fa, su consiglio della mia amica Valeria,decisi di provare a fare la pizza di scarole (scarola? mai cucinata prima!)napoletana, declinandola però in questa versione un po' fuori dagli schemi classici. La pasta di pane è arricchita con burro e tuorlo d'uovo ed il ripieno, già sontuoso, si avvale dell'ulteriore saporito contributo del tonno sott'olio.

Per la pasta:
150 g di farina 0
300 g di farina 00
12 g di lievito di birra
1 cucchiaino di zucchero
acqua q.b.
1 cucchiaino di sale
1 tuorlo
50 g di burro morbido

Per il ripieno:
2 grossi cespi di scarola liscia (circa 800 g)
1 spicchio d'aglio
2 dozzine di olive nere di Gaeta, denocciolate
4 filetti d'acciuga sott'olio
2 cucchiai di capperi di Pantelleria dissalati
1 manciatina di uva passa ammollata in un po' d'acqua tiepida
1 cucchiaio di pinoli
1 scatola da 200g di tonno sott'olio
sale
un pizzico di peperoncino o del pepe di Cayenna
olio extravergine di oliva

Sciogliere il lievito e il cucchiaino di zucchero in 80 g di acqua tiepida. Setacciare le farine, facendole cadere nella ciotola dell'impastatrice. Far partire la macchina, dotata di gancio, a bassa velocità, unendo poco alla volta il lievito liquido. Aggiungere il sale, un paio di cucchiai d'acqua e, di seguito, il tuorlo e il burro a fiocchetti. Lavorare, a bassa velocità, per almeno 15 minuti, unendo con grande prudenza la poca acqua che occorrerà ad ottenere un impasto finale morbido ma non appiccicoso. Coprire la ciotola con un sacchetto (io uso quelli in Mater-Bi) e porla in luogo tiepido, facendo lievitare la pasta per un paio d'ore. Nel frattempo mondare le scarole ,privandole delle foglie più esterne e sciupate, e lavarle accuratamente sotto acqua corrente. Scottarle in un po' di acqua bollente salata per circa 5 minuti(so che gli esperti fanno appassire direttamente l'insalata in padella, ma io preferisco comportarmi in questo modo). Scolarle, strizzarle e tagliarle grossolanamente. In una larga padella (o nel wok) versare poco olio; unire le acciughe, lo spicchio d'aglio e un pizzico di peperoncino. Far insaporire a fuoco debole, facendo sciogliere le acciughe, poi aggiungere le olive e i capperi, indi le scarole. Lasciare cuocere alcuni minuti, cercando di far asciugare bene le verdure. Fuori dal fuoco, completare con i pinoli, le uvette e il tonno, (scolato dall'olio) a pezzetti.Io, per eliminare il più possibile l'umidità residua, uso versare tutto quanto dentro un colapasta, lasciando sgocciolare il ripieno per una decina di minuti.Una volta lievitato l'impasto, sgonfiarlo un poco, dividerlo in due parti, l'una leggermente più grande dell'altra. Stendere con il matterello, sul piano infarinato, quella più grande, adagiarla in uno stampo in alluminio del diametro di 26 cm, leggermente unto d'olio. Versare il ripieno pareggiandolo bene, coprire con il secondo disco. Bucherellare la superficie con uno stecchino, ungere con un po' d'olio e infornare a 180° per circa 40'.


venerdì 15 ottobre 2010

Sulla tavola di Annibale Carracci

Quando ho letto del concorso "L'arte in cucina", promosso dal blog Sorelle in pentola, la prima opera che mi è venuta in mente è stata "Il mangiatore di fagioli" di Annibale Carracci. L'associazione è stata immediata poiché questo dipinto l'ho sempre sotto gli occhi, essendo stampato sulla copertina di una delle mie bibbie di cucina, quel Talismano della felicità che mi venne regalato, quasi trent'anni fa, in occasione del mio matrimonio. Inoltre, l'uomo che divora il piatto di fagioli l'ho sempre associato a Renzo Tramaglino, il personaggio de I Promessi Sposi, e l'ho sempre collocato nella scena in cui, dopo l'episodio dell'assalto al forno delle Grucce e alla casa del Vicario, egli si siede "a mangiare un boccone" all'Osteria della Luna Piena, dove poi si ubriacherà etc.etc...
Sulla tavola dipinta dal Carracci il piatto principale è senz'altro la scodella colma di fagioli "dell'occhio" che l'uomo sta mangiando con voracità; tuttavia, altri elementi fanno da contorno al pranzo: un mazzetto di cipollotti, del pane bianco, una brocca, un bicchiere di vino rosso e un altro cibo che potrebbe essere identificato sia in una frittata che in una rustica torta d'erbe. Dopo aver a lungo studiato l'immagine, ho preferito pensare ad una torta salata ed è questa la ricetta che propongo per il concorso.

Torta di bietole del Carracci

Ingredienti per la sfoglia:

210 g di farina 0
1 cucchiaino da caffè di sale fino
50 g di vino bianco
40 g di olio d'oliva
40 g circa di acqua fredda

Ingredienti per il ripieno:

2 mazzetti di bietoline (400g circa)
1 cipollotto tritato con parte del gambo verde
sale
2 cucchiai di pinoli
un po' di maggiorana fresca
150 g di ricotta vaccina
1 cucchiaio di grana
1 uovo
olio d'oliva

Lessare in poca acqua bollente salata le bietole. Scolarle, strizzarle, tagliarle al coltello. Ripassarle in padella, per qualche minuto, in un soffritto di olio e cipollotto. Far raffreddare. Passare al setaccio la ricotta, in modo da ridurla in crema; unire il trito di bietole, il grana, l'uovo, i pinoli, sale, pepe e noce moscata. Stendere la sfoglia in due dischi. Foderare con il più grande una tortiera (diametro 22cm) ricoperta di carta forno. Riempire con il preparato, coprire con il secondo disco di sfoglia. Sigillare bene i bordi premendoli con i rebbi di una forchetta, per impedire la fuoriuscita del ripieno. Cuocere in forno a 180 per circa 40'.


giovedì 14 ottobre 2010

L'amazzone baffuta - maiolica di Carmelo Carriero - Grottaglie (Taranto)










Bambola in maiolica a gran fuoco, forgiata al tornio, modellata e decorata completamente a mano. Questo caratteristico manufatto, consistente in una figura baffuta a cavallo, truccata in modo femminile e abbigliata con un ricco costume, appartiene alla tradizione ceramica grottagliese del secolo XIX. La statuetta ricorda una curiosa tradizione dei secoli precedenti: in base allo "ius primae noctis" che il feudatario locale godeva, tutte le fanciulle, per potersi sposare, dovevano passare la prima notte d'amore col prepotente signorotto. Stando alla tradizione, un contadino, per evitare alla propria sposa un simile oltraggio, studiò uno stratagemma ingenuo: travestito da donna, si presentò nottetempo al palazzo principesco in sostituzione della sposa. Avendo però dimenticato di tagliarsi i baffi, venne subito scoperto e immediatamente giustiziato. Per ricordare questi tristi tempi, i "figuli" (vasai) grottagliesi pensarono bene di realizzare questo tipo di "bambola" in ceramica.


lunedì 11 ottobre 2010

Zenzero candito

Come scrivevo qualche post più sotto, mi piace molto lo zenzero candito, ne vado letteralmente ghiotta e sono capace di farne fuori quantità mostruose, quando ne trovo di buona qualità. Quello che ho acquistato giovedì scorso al mercato, dal mio fornitore di fiducia, è veramente ottimo: di recente produzione, buon spessore, morbidezza ineguagliabile e sapore intenso. Mi verrebbe voglia di impiegarne un po' per preparare un dolce aromatico e questa ricetta di Alda mi sembra perfetta.

Cake allo zenzero (Alda M)
È l'ideale per il tè.

250 g farina, 150 g uvetta (chi ha dello zenzero candito, può sostituire una parte dell'uvetta con lo zenzero candito), 120 g zucchero, 120 g burro ammorbidito (non fuso) 2 uova intere, 1/2 bustina di lievito (per me 1 bustina = 16 gr), 1 cucchiaio di zenzero in polvere.

Per cuocerlo, l'ideale è una forma da cake (rettangolare a bordi alti) lunga 20 cm (io uso le forme in alluminio da forno/congelazione)

Battere il burro con lo zucchero fino a che non si vedono più i granellini, aggiungere sempre battendo le uova una ad una, alternandole a cucchiaiate di farina mescolata al lievito e allo zenzero, aggiungere l'uvetta. Cuocere a 180° circa 40 minuti.

Sugo di pomodori verdi

Le nostre piante di pomodoro, quest'anno, hanno prodotto così generosamente da superare ogni umana previsione e così mi sono ritrovata a gestire inaspettate quantità di frutti non ancora giunti a maturazione. Dopo la confettura, ho pensato di impiegarne un po' nella realizzazione di un sugo la cui ricetta avevo letto, parecchi anni fa, sul forum di cucinait, ricetta contenuta in una raccolta dedicata alle preparazioni della cuoca Laura Ravaioli. A piè di pagina troverete le dosi e il procedimento originali.

un chilo di pomodori verdi
2 piccoli spicchi d'aglio
un mazzetto di basilico
sale, pepe del mulinello
olio extravergine

Tritare finemente al coltello gli spicchi d'aglio e il basilico. Lavare i pomodori verdi, asciugarli, tagliarli a fettine spesse un centimetro circa. Disporre le fette in un solo strato su una placca rivestita di carta forno. Salare e pepare con discrezione, cospargere con il trito aromatico e condire il tutto con dell'ottimo olio extravergine. Cuocere in forno, a 180°C, per circa 40-50'. Quando i pomodori saranno cotti, travasarli in una terrina e schiacciarli con i rebbi di una forchetta fino a ridurli in una crema grossolana. Regolare di sale. Cuocere la pasta al dente, condirla con il sugo di pomodori verdi, unire ancora un filo d'olio e completare con una spolverata di pecorino grattugiato.Decorare il piatto con foglie di basilico.





CASARECCE AL SUGO di POMODORI VERDI (ricetta di Laura Ravaioli di Gambero Rosso Channel)

x 4/5 persone:
400 gr di pasta formato "casarecce" (con lo spacco)
800-900 gr di pomodori verdi da insalata
3 grossi spicchi d'aglio
un mazzetto di foglie di basilico
olio extra vergine d'oliva
sale, pepe pecorino q.b.

Tagliare a fette regolari di circa 1 cm di spessore i pomodori verdi. Disporre su 1 placca da forno (ricoperta di carta da forno unta d'olio) le fette di pomodoro, una accanto all'altra, senza sovrapporle. Preparae il trito aromatico tritando a mano (non col mixer per non stressare il basilico) gli spicchi d'aglio e il basilico; aggiungere 2 bei pizzichi di sale e il pepe. Aiutandosi con 1 cucchiaino, distribuire omogeneamente il composto sopra le fette di pomodoro. Irrorarle a filo con l'olio, tenendo presente che sara' l'unico "condimento" della pasta. Infornare a 200° finchè le fette risulteranno cotte, morbide e "caramellate". Nel frattempo mettere a lessare la pasta in acqua salata. (In mancanza delle casarecce, il cui spacco raccoglie bene il sugo, utilizzare altro formato con pieghe o giravolte.) Con l'aiuto di una forchetta, schiacciare bene le fette di pomodoro in modo da ottenere una specie di crema abbastanza grossolana. Scolare le casarecce, versare un po' d'acqua di cottura della pasta sulla terrina per scaldarla. Versare la pasta e il sugo nella terrina, mescolare bene per amalgamare. Versare ancora un po' d'olio a crudo e pecorino grattugiato per insaporire. Si raccomanda di servire questa pasta bollente.
Fran A
Jesolo (VENEZIA)

domenica 3 ottobre 2010

Conserva sciroppata di zenzero

Ogni tanto, quando leggo alcune ricette di autori inglesi, mi capita di trovare nella lista degli ingredienti il "preserved stem ginger in syrup". Non avendolo mai assaggiato ma essendo desiderosa di preparare dolci come questo , mi sono messa a cercare il procedimento per ottenerlo in casa. Sono capitata su questo sito ma il metodo mi sembrava un po' strano anche perché, non so se ci avete mai provato, lo zenzero è assai coriaceo e, secondo me, necessita di tempi lunghi di cottura. In fin della fiera ho fatto di testa mia e devo dire che, come primo esperimento, non è riuscito male, anche se non ho un metro di paragone. Se qualcuno di voi lettori volesse gentilmente illuminarmi al proposito, gliene sarei molto grata.



Pelare circa 350 g di rizomi freschissimi di zenzero, tagliarli in pezzi grandi quanto...uhmmm...un po' più della prima falange del pollice. Metterli in una casseruolina, coprirli di acqua, portare a bollore e cuocere per 5 minuti circa. Scolare, ripetere l'operazione altre due volte. Portare a bollore 400 g di acqua e 500 g di zucchero, cuocere per 10' circa; aggiungere i pezzi di zenzero e proseguire la cottura, a fiamma moderata, per circa 90'. Lo zenzero dovrà diventare traslucido e morbido, mantenendo però una giusta consistenza. Versare i pezzi di zenzero nei vasetti sterilizzati, coprirli con lo sciroppo che si sarà formato, tappare con capsule nuove, capovolgere. Eventualmente, si potrà sterilizzare la conserva mettendo i vasetti in una capace pentola, coprendoli di acqua (facendola superare di 5 cm i coperchi) e bollendo per 20'. Far raffreddare i vasetti nell'acqua.

Confettura autunnale

In questi ultimi giorni del mese di settembre ho veramente prodotto tante confetture. Oltre a questa autunnale, ho invasato la salsa senapata di pere cotogne (le ho trovate dal fruttivendolo e non ho saputo resistere) e la confettura di pere cotogne alla vaniglia, senza contare l'esperimento con la conserva di zenzero, di cui scriverò nel prossimo post. Ora non mi parlate più di confetture fino al prossimo anno perché ne ho la nausea!!!


3 mele Golden (550g)
520 g di prugne viola
3 pere Williams (480g)
1/2 cucchiaino da caffè di cannella in polvere
un pizzico di cardamomo in polvere
un pizzico di noce moscata
300 g di zucchero semolato
200 g di zucchero di canna
il succo di un limone e mezzo
3 cucchiaiate di Triple Sec (liquore all'arancia)

Lavare accuratamente la frutta. Sbucciare le mele e le pere, privarle del picciolo e del torsolo, tagliarle a pezzetti. Snocciolare le prugne e tagliarle a spicchi. Il peso netto dei frutti sarà di circa 1.100 grammi. Mettere tutto in una capace pentola d'acciaio(io uso un wok antiaderente adibito a questo scopo);, coprire con lo zucchero, le spezie e il succo di limone. Mettere sul fuoco e cuocere, schiumando regolarmente, per circa 25'. Trascorso questo tempo, frullare con il minipimer e cuocere ancora circa 5 minuti o fino a quando la confettura avrà raggiunto la consistenza desiderata. Prima di invasare unire 3 cucchiai di Triple Sec. Versare nei vasetti sterilizzati e caldi, tappare con capsule nuove, capovolgere fino a raffreddamento. Con queste quantità ho riempito 3 vasetti piccoli (capacità 0,15 litri)e 1 medio (capacità o,25 litri).

Annota bene: raccomando la solita mano leggera con le spezie; ne basta un poco oltre il dovuto per rovinare la confettura.