confesso che una remora - notevole - al cuocere castagne è la scocciatura di praticare quell'accidenti di taglietto.
il meraviglioso attrezzo si troverà solo nei paesi delle nebbie e dei boschi...
uhm hum...mi sovviene che a napoli ho comperato un curioso coltellino a gancio... forse era proprio per le castagne. mò vado a vedere e poi ti consulto.
I "biroeull" fatte con le prime castagne della stagione, già è un piacere a prepararle su un bel fuoco di legna, poi prima di gustarle si coprivano con delle foglie di verza. Il loro calore trattenuto dalla verza le rendeva morbide all'interno e la buccia saltava via in un attimo. Con un bicchiere di vino di Montevecchia sono una golosità impareggiabile.
Ciao a tutti e due. Sai, Sergiott, che questa cosa delle foglie di verza non la sapevo? Mi ricordo, però, l'enorme padella di ferro,costruita dallo zio Massimo, con griglia a maglie strette sul fondo e manico appeso alla catena del camino. Tutti intorno al fuoco, nonni in primis, e l'esperto di turno (di solito uno zio) che scuoteva la padella dei "biroeull". Quando, finalmente, il sedicente esperto giudicava fossero cotte, vi poneva sopra uno strofinaccio bagnato e strizzato. Dopo un tempo che a noi bambini sembrava interminabile, si scopriva il tesoro e…alé! Tutti indaffarati a sbucciar caldarroste mentre si ascoltavano, per l’ennesima volta, i racconti dei più anziani che ricordavano i tempi della guerra, la fame nera e le castagne come prezioso alimento di sussistenza (insieme alla polenta). A volte, non vi nascondo che vorrei aver vissuto al tempo dei bisnonni e dei nonni. Non rimpiango certo la guerra, le malattie allora inguaribili (quanta gente morì di influenza spagnola! anche una sorellina di nonna), la scarsità di mezzi, ma mi sembra che quelli fossero anni diversi, con sentimenti più autentici. Nei paesi si condivideva tutto con i vicini: le gioie e i dolori, il cibo e i pettegolezzi. Ci si aiutava vicendevolmente nelle difficoltà. Il desinare sarà stato sobrio e scarso ma nessuno era escluso dal rito del pranzo. Se passava un viandante davanti all’uscio di casa al momento di scodellare la minestra, lo si invitava dentro a condividere quel poco,in semplicità e spirito cristiano.
confesso che una remora - notevole - al cuocere castagne è la scocciatura di praticare quell'accidenti di taglietto.
RispondiEliminail meraviglioso attrezzo si troverà solo nei paesi delle nebbie e dei boschi...
uhm hum...mi sovviene che a napoli ho comperato un curioso coltellino a gancio... forse era proprio per le castagne. mò vado a vedere e poi ti consulto.
I "biroeull" fatte con le prime castagne della stagione, già è un piacere a prepararle su un bel fuoco di legna, poi prima di gustarle si coprivano con delle foglie di verza. Il loro calore trattenuto dalla verza le rendeva morbide all'interno e la buccia saltava via in un attimo.
RispondiEliminaCon un bicchiere di vino di Montevecchia sono una golosità impareggiabile.
ciao
Ciao a tutti e due. Sai, Sergiott, che questa cosa delle foglie di verza non la sapevo? Mi ricordo, però, l'enorme padella di ferro,costruita dallo zio Massimo, con griglia a maglie strette sul fondo e manico appeso alla catena del camino. Tutti intorno al fuoco, nonni in primis, e l'esperto di turno (di solito uno zio) che scuoteva la padella dei "biroeull". Quando, finalmente, il sedicente esperto giudicava fossero cotte, vi poneva sopra uno strofinaccio bagnato e strizzato. Dopo un tempo che a noi bambini sembrava interminabile, si scopriva il tesoro e…alé! Tutti indaffarati a sbucciar caldarroste mentre si ascoltavano, per l’ennesima volta, i racconti dei più anziani che ricordavano i tempi della guerra, la fame nera e le castagne come prezioso alimento di sussistenza (insieme alla polenta). A volte, non vi nascondo che vorrei aver vissuto al tempo dei bisnonni e dei nonni. Non rimpiango certo la guerra, le malattie allora inguaribili (quanta gente morì di influenza spagnola! anche una sorellina di nonna), la scarsità di mezzi, ma mi sembra che quelli fossero anni diversi, con sentimenti più autentici. Nei paesi si condivideva tutto con i vicini: le gioie e i dolori, il cibo e i pettegolezzi. Ci si aiutava vicendevolmente nelle difficoltà. Il desinare sarà stato sobrio e scarso ma nessuno era escluso dal rito del pranzo. Se passava un viandante davanti all’uscio di casa al momento di scodellare la minestra, lo si invitava dentro a condividere quel poco,in semplicità e spirito cristiano.
RispondiEliminaChe nostalgia !
RispondiEliminaCiao, brikebrok!
RispondiEliminaciao Eugenia: il rito, delle castagne arrosto. Come l'hai descritto bene. E la nostalgia, per le cose semplici, in questo mondo troppo complicato.
RispondiEliminabuona Domenica.