lunedì 30 luglio 2012

Scones all'uvetta


Durante il nostro ultimo breve soggiorno a Londra, nostra figlia ci ha invitati in una pasticceria di sua conoscenza e ha voluto offrirci un assaggio di un tradizionale afternoon tea inglese. La cosa che più mi è piaciuta sono stati gli scones all'uvetta, serviti caldi, accompagnati da una serie di confetture e da una ciotolina di una indimenticabile clotted cream. Tornata a casa, nonostante la dieta, non ho voluto privarmi della gioia di gustare ancora queste delizie e ieri ho sfornato un vassoietto di scones, avendo l'accortezza di servirmene di due soltanto (mio marito rimane indifferente a queste cose) e di congelare i restanti. Per la clotted cream, dopo aver letto tante e fantasiose ricette, ho preferito limitarmi a montare della panna freschissima, lentamente e fino a farle raggiungere il maggior grado di fermezza senza trasformarla in burro.

SCONES ALL'UVETTA

Dosi per 10-12 pezzi

225 g di farina autolievitante
un pizzico di sale
1/4 di cucchiaino di lievito per dolci (1 g)
50 g di burro
1 cucchiaio di zucchero di canna chiaro (a grana fine)
1 cucchiaio di uvetta sultanina (16 g)
100 ml circa di latte fresco

Accendere il forno e portarlo a 200-220°C. Setacciare la farina con il sale e il lievito dentro una ciotola. Aggiungere il burro, freddo e tagliato a dadini. Manipolare gli ingredienti fino a formare un composto sabbioso. Unire lo zucchero e l'uvetta e mescolare, aggiungendo man mano il latte fino a formare un impasto morbido. Stenderlo su un piano infarinato ad uno spessore di circa 2 cm. Tagliare dei cerchi con uno stampino dai bordi dentellati Ø 6 cm (leggermente infarinato) e disporli su una placca ricoperta di carta forno. Cuocere gli scones per circa 13-15 minuti, finché appariranno dorati e sodi. Toglierli dalla placca e farli raffreddare su una griglia. Si servono sia caldi che freddi.




domenica 29 luglio 2012

Londra. La Cattedrale di Saint Paul.


La Cattedrale di Saint Paul, con la sua imponente cupola che ricorda per maestosità quella di San Pietro a Roma, è un'immagine iconica dell'orizzonte londinese. L'odierno edificio è il quinto ad essere stato eretto sullo stesso sito dal 604 d.C. e fu costruito tra il 1675 e il 1711, dopo che quello precedente era stato completamente distrutto nel 1666 dal grande incendio che rase al suolo i due terzi della città. Nel 1668 venne chiesto a Sir Christopher Wren, famoso architetto dell'epoca, ma anche astronomo, scienziato e matematico, di progettare il nuovo edificio che venne completato nel 1711. Fu la prima cattedrale inglese ad essere terminata mentre il suo primo architetto era ancora in vita. Fino alla sua morte, avvenuta a novantuno anni. Wren continuò a recarsi regolarmente a Saint Paul, sedendosi sotto la cupola a riflettere sul suo capolavoro di fede e immaginazione.La cattedrale venne edificata dopo la Riforma Anglicana del XVI secolo, quando Enrico VIII sottrasse la Chiesa d'Inghilterra alla giurisdizione del Papa, facendo così in modo che la Corona prendesse il controllo della vita ecclesiastica. Nel dicembre del 1697, mentre i lavori procedevano spediti, il coro venne aperto al culto. Nello stesso periodo si tenne in Saint Paul il primo di una lunga serie di eventi di importanza nazionale: una funzione di ringraziamento per la fine della guerra tra Inghilterra e Francia. Da allora, Saint Paul è diventato un luogo in cui sia i singoli che la nazione possono esprimere quei sentimenti di gioia, gratitudine e dolore che sono così importanti nella vita di ognuno. Per esempio, nel 1897 la Regina Vittoria scelse di celebrare qui il suo Giubileo di diamante (sessant'anni di regno). Un sermone venne predicato all'aperto, sui gradini della cattedrale, mentre la regina sedeva poco distante sulla sua carrozza aperta. Anche per la Regina Elisabetta II, in occasione del suo Giubileo di diamante, lo scorso giugno, è stata celebrata in Saint Paul una solenne messa di ringraziamento, seguita da una imponente processione in carrozza con la Regina. Nel 1981 vennero celebrate qui le nozze del Principe Carlo con Lady Diana Spencer, avvenimento che fece epoca e che venne seguito in mondovisione da 750 milioni di persone.
Martin Luther King si fermò a predicare a Saint Paul mentre si recava a ritirare il Premio Nobel per la Pace nel 1964 e l'ex Primo Ministro Gordon Brown, nel 2009, vi ha tenuto un discorso all'apertura del summit del G20 di Londra. Saint Paul è stata anche il luogo dove si sono tenuti i funerali di alcuni dei maggiori leader militari britannici, come quelli dell'ammiraglio Nelson e del Duca di Wellington e quelli di Sir Winston Churchill. Una immensa folla si riunì nella cattedrale subito dopo gli attacchi terroristici dell'11 settembre 2001 a New York e nel 2005, durante la funzione per commemorare le vittime dell'attacco terroristico a Londra del luglio di quell'anno, giovani di diverse comunità religiose accesero candele in segno di speranza in un momento così difficile. In questi modi significativi, la cattedrale di Londra intende essere un luogo di preghiera per le genti di tutte le nazioni.

(Informazioni ricavate dalla guida Saint Paul's Cathedral, in vendita nella Cattedrale)






L'interno della cattedrale non si può giustamente fotografare, anche per rispetto al luogo di culto. Per farvi un'idea della maestosità, della bellezza e della ricchezza di opere d'arte ivi contenute vi invito a fare una visita virtuale qui. Quello che a me ha maggiormente colpito è stato un dipinto che adorna l'altare della cappella dei santi Erkenwald e Ethelburga. E' risalente al 1900 circa ed è la terza opera che il pittore William Holman Hunt realizzò con lo stesso soggetto. La guida diceva che è uno dei dipinti più conosciuti del Regno Unito. Si intitola "The Light of the World" (La Luce del Mondo) ed è un'opera dai forti contenuti allegorici. Il titolo richiama il versetto del Vangelo di san Giovanni: "Di nuovo Gesù parlò loro: «Io sono la luce del mondo; chi segue me, non camminerà nelle tenebre, ma avrà la luce della vita»". (Gv 8,12).
Sul fondo si legge un versetto dell'Apocalisse: "Behold, I stand at the door and knock; if any man hear my voice and open the door, I will come in to him, and will sup with him, and he with me".
"Ecco, io sto alla porta e busso. Se qualcuno ascolta la mia voce e mi apre la porta, io verrò da lui, cenerò con lui ed egli con me". (Ap 3,20).
Occorre prendersi un po' di tempo; sedersi; guardare il dipinto e rimanere in contemplazione: il significato arriverà chiaro al vostro cuore. Sullo sfondo c'è un giardino immerso nel buio della notte; in primo piano si staglia la figura di Gesù, che regge una lampada. La lampada è saldamente intrecciata al polso di Gesù, quasi a significare l'unione tra la Sua Chiesa e la Sua Parola. Sulla testa ha due corone; la corona terrena, quella vergognosa fatta di spine, e la corona regale, quella della sua gloria celeste. Cristo bussa a una porta chiusa, ricoperta di spine e di ruggine; a destra, sul terreno, ci sono dei frutti caduti dall'albero. Si noti che la porta non ha maniglia, perché si può aprire solo dall'interno. E' Gesù che bussa alla porta del nostro cuore e solo noi possiamo decidere se aprirgli o lasciarlo fuori. Le spine e la ruggine potrebbero significare l'aridità della nostra anima, ricoperta dai peccati e dalla incredulità. Il viso del Cristo è serio, quasi malinconico (quante porte avrà trovato chiuse?) ma soffuso di una tale dolcezza che non si può rimanere insensibili al suo richiamo. Nonostante tutte le nostre debolezze e miserie umane, Gesù continua a bussare alla nostra porta; senza impazienza e senza asprezza Egli aspetta il nostro libero "sì" e continuerà a chiamarci fino al nostro ultimo respiro vitale.

venerdì 27 luglio 2012

Un pomodoro olimpionico


Se tra le specialità olimpiche ci fosse quella del "peso massimo del pomodoro", immagino che l'esemplare raccolto stamattina in giardino parteciperebbe a buon diritto ai Giochi di Londra 2012 che, tra parentesi, si aprono oggi. A questo proposito: auguri a tutti gli atleti italiani e che vinca il migliore!

Pomodoro "cuor di bue" - raccolto il 27 luglio 2012 - peso 558 g. Nonostante il peso rispettabile, il pomodoro della stagione 2012 non raggiunge l'imbattibile record di quello del 2007, arrivato a 621 g.

Il pomodoro olimpionico a confronto con altri due atleti rispettivamente di 333 g e 240 g

giovedì 26 luglio 2012

Quiche di piselli e prosciutto


Io e mia mamma ci sentiamo quasi ogni giorno al telefono e durante queste lunghe conversazioni uno dei temi affrontati riguarda sempre il "che cosa si sta preparando per pranzo/cena", con conseguente scambio di ricette. Ogni tanto, nell'elenco degli ingredienti che lei mi snocciola con precisione prussiana, salta fuori qualche elemento che mi fa drizzare le orecchie. Qualche settimana fa, per esempio, mi stava raccontando di una quiche che aveva appena preparato e sentirle dire che nella royale ci aveva messo del prezzemolo tritato mi ha fatto scattare la voglia di provarci anch'io (di solito non lo metto). Il risultato mi e' piaciuto molto anche se devo dire che e' difficile non gradisca una torta salata; una generosa porzione accompagnata da un'insalata e un calice di spumante brut sono i componenti di una cena perfetta.

QUICHE DI PISELLI E PROSCIUTTO

Per la brisée:
250 g di farina
120 g di burro
1 cucchiaino raso di sale fino
1 pizzico di zucchero
6 cucchiai di latte

Per il ripieno:
150 g di piselli novelli surgelati
2 uova
200 ml di panna fresca
1 cucchiaio colmo di Parmigiano grattugiato
sale, noce moscata
2 cucchiai di prezzemolo tritato
2 foglie di menta tritate
100 g di prosciutto cotto

Preparare la brisée nel solito modo; avvolgerla nella pellicola e farla riposare in frigo per una mezz'oretta. Scottare i piselli per 5' in acqua bollente leggermente salata. Scolarli e immergerli immediatamente in acqua e ghiaccio per fissarne il colore. Scolarli di nuovo e porli ad asciugare sopra un doppio foglio di carta da cucina. Battere leggermente le uova; unire la panna, il sale, il grana, una grattugiata di noce moscata, le erbe aromatiche tritate e i piselli, mescolando accuratamente con una spatola. Stendere la pasta in un cerchio e foderare con esso uno stampo da crostate con il fondo mobile (diametro 24 cm). Bucherellare il fondo con i rebbi di una forchetta. Adagiarvi le fette di prosciutto cotto un po' accavallate poi ricoprire con il preparato. Cuocere in forno a 170°C per circa 35 minuti.

Carpaccio di vitellone con funghi porcini e aroma di tartufo

Qualche mese fa, in visita al fornito emporio gastronomico Eat's di Milano, me ne sono tornata a casa con una scorta di alghe Nori e una boccetta di olio al tartufo. So benissimo che la maggior parte di questi prodotti sono fatti con aromi sintetici, dove di tartufo allo stato naturale non vi è traccia, ma dopo qualche fregatura presa con il vero tartufo bianco d'Alba che, una volta affettato su un piatto di tagliolini, non sapeva di nulla, preferisco affidarmi a questi surrogati (de gustibus...). L'unica avvertenza e' di farne un uso oculato, poiche' il profumo e' davvero molto marcato. L'idea mi è venuta dopo aver gustato, in un buon ristorante di cucina orientale, un carpaccio di tonno decorato con foglioline d'oro e profumo del pregiato tubero ed ecco qui la mia versione declinata alla carne bovina.
Carpaccio di vitellone con funghi porcini e aroma di tartufo
Ingredienti per 2 persone
200 g di vitellone piemontese tagliato in fettine molto sottili 4 o 5 funghi porcini sott'olio qualche goccia di olio aromatizzato al tartufo insalata valeriana salsa alla senape: 1 cucchiaino di senape di Digione, sale, pepe nero di mulinello, succo di limone, olio extravergine
Mettere in una ciotolina la senape con il sale, il pepe e un cucchiaino circa di succo di limone. Battere con una frustina per amalgamare gli elementi; aggiungere a filo l'olio, fino a formare una salsetta. Disporre sul fondo di un piatto da portata dell'insalata valeriana; adagiarvi sopra le fettine di carne, accavallandole leggermente. Versare a filo la salsa sulla carne poi guarnire con i porcini tagliati a fettine e qualche goccia di olio al tartufo. Annota bene: aggiungere poche gocce di olio al tartufo poiché il suo profumo è davvero molto penetrante.

venerdì 20 luglio 2012

Zuppetta di melone e lamponi

I dessert estivi che preferisco sono quelli a base di frutta e di un elemento di contorno che può essere, a seconda dell'occasione, yogurt greco, gelato, sorbetto. Questa zuppetta di melone e lamponi è estremamente semplice, senza nemmeno il fronzolo del gelato, ma gradevolissima. Nella versione originale (J.Robuchon) si frulla una parte del melone con poco zucchero e foglie di menta, poi si completa con i lamponi ma io ho preferito eliminare la menta e servirmi di un po' di succo d'arancia. Si serve freddissima.

ZUPPETTA DI MELONE E LAMPONI


Ingredienti per 2 persone
1 melone di medie dimensioni, maturo e profumato
1 cucchiaio scarso di zucchero
1 arancia
1 cestello di lamponi (125g circa)

Si lava il melone, lo si asciuga con cura e si taglia a metà. Si levano i semi e i filamenti con un cucchiaino poi, con l'apposito strumento, si scava la polpa ricavandone una decina di palline per ogni metà melone. Aiutandosi con un coltellino, si preleva il resto della polpa, lasciandone solo un po' sui bordi, ottenendo così una specie di barchetta. Si frullano i "rottami" di melone con il succo dell'arancia (volendo si può aggiungere anche uno schizzo di succo di limone)e con lo zucchero; si versa in un recipiente e si tiene in frigo, coperto, per un paio d'ore.Si mettono in frigo anche le sfere di melone e le due barchette fatte con la buccia. Al momento di portare in tavola il dessert, si appoggiano le barchette sui piatti individuali; si riempiono con le palline di melone e con il suo frullato. Si decora con i lamponi e con un ciuffo di menta.

mercoledì 18 luglio 2012

Un altro anniversario da festeggiare a La Darsena

Trentun anni fa, nella chiesa parrocchiale di Tremezzo, l' imponente edificio in stile eclettico tra il neoromanico e il neogotico che è un po' il marchio distintivo dell'intestazione del mio blog, due giovani ragazzi si dicevano "sì" sotto un temporale di inaudita violenza, nonostante il calendario indicasse il 18 di luglio. Allora il nostro matrimonio era come un libro con ancora tutte le pagine da scrivere, ma eravamo così innamorati e forse anche un po' incoscienti che nulla ci spaventava (nemmeno il temporale!). Adesso che siamo due persone di una certa età, con figlie ormai indipendenti, abbiamo la consapevolezza di aver percorso un lungo tratto di strada insieme - una strada costellata di momenti di serenità ma anche di sofferenza, come tutti nella vita, sempre sorretti dall'amore e dal rispetto reciproco - e siamo grati a Dio di questo dono.
Dove andare a celebrare questo importante anniversario, accompagnati dalla nostro amata mamma/suocera Laura? Naturalmente nel ristorante sul lago preferito, dove ancora una volta siamo rimasti completamente soddisfatti del trattamento ricevuto. Cortesia, gentilezza e piatti cucinati e presentati con la cura di sempre: un bel BRAVI! a tutto il personale de La Darsena per aver contribuito alla felicità di questo giorno.

Mousse di formaggio caprino alle erbe aromatiche
con mostarda di pere e verdure alla griglia

Gamberi avvolti in pasta Kataifi con insalatina estiva
e dressing al frutto della passione

Polpettine di pesce di lago con salsina al tamarindo e misticanze estive


Filetto di branzino arrosto su crema di zucchine,
patate schiacciate all'olio d'oliva di Lenno e bietoline al vapore.

Il celebre risotto al pesce persico della Darsena
la generosa macinata di pepe è iniziativa di mia madre

Turbantini di filetto di lavarello farciti alla melanzana e al pomodorino confit
con verdure di stagione


Torta di buon anniversario




Ristorante "La Darsena"
Via Statale Regina 3 - 22019 Tremezzo (Como)
Tel. 0344 43166

martedì 17 luglio 2012

Polpettine di salmone alle due salse



Una maniera diversa di presentare il solito filetto di salmone fresco. Queste polpettine, dal lieve accenno aromatico, si completano con due gustose salsine e una fresca insalata. Un pranzo leggero, ideale in queste lunghe e assolate giornate estive.

POLPETTINE DI SALMONE ALLE DUE SALSE


Ingredienti per 2 persone

300 g di filetto di salmone
1 limone
1 cucchiaio di capperi dissalati
1 cipollotto
1 pezzetto di radice di zenzero
un pizzico di pepe di Caienna
sale
1 albume
qualche filo di erba cipollina e le foglie di un rametto di dragoncello tritati
olio extravergine

Privare di pelle e spine il salmone; sciacquarlo sotto acqua corrente; asciugarlo con cura e tagliarlo a dadi. Mettere in un cutter il cipollotto ben lavato (solo la parte bianca), lo zenzero, sbucciato e fatto a fettine e i capperi. Tritare per qualche secondo, poi aggiungere i dadi di salmone e l'albume. Frullare di nuovo. Versare il preparato in una ciotola; unire la buccia grattugiata di 1/2 limone, qualche goccia del suo succo, il sale, il pepe e le erbe tritate. Impastare accuratamente e mettere in frigo,coperto, per un paio d'ore a solidificare. Con le mani unte d'olio forgiare delle piccole polpette che si andranno a rosolare in una padella antiaderente con un filo d'olio. Servire con un'insalata, una ciotolina di salsa rouille e una di salsa allo yogurt.

SALSA ROUILLE
1 tuorlo d'uovo
2 cucchiaini di aceto di vino bianco
1/2 cucchiaino di senape di Digione
100 ml circa di olio di girasole
1/2 spicchio (o uno intero, se piccolo) d'aglio novello
1/2 cucchiaino di pepe di Caienna
un pizzico di zafferano in polvere

Preparare la salsa: mettere il tuorlo in una scodellina insieme alla senape e all'aceto. Battere a bassa velocita' con le fruste elettriche per amalgamare gli elementi. Unire, a filo, l'olio di girasole fino a formare una maionese densa. Condire con sale, pepe di Caienna e un pizzico di zafferano.Unire l'aglio ridotto in purea con la grattugia e mescolare accuratamente. Assaggiare; regolare di sale ed, eventualmente, aggiungere poco succo di limone se lo si desidera.Conservare la salsa in frigo, coperta con pellicola.

SALSA ALLO YOGURT
150 g circa di yogurt naturale
un pizzico di sale e di pepe
5 o 6 foglie di menta
un goccio di salsa Worcestershire
un pizzico di coriandolo in polvere

Mettere tutto in un contenitore e frullare per qualche secondo.


lunedì 16 luglio 2012

Zuppa fredda di porri e avocado di chef Ramsay

Con il caldo di queste giornate non c'è niente di meglio che iniziare una cena con una ciotolina di zuppa fredda. Mai come in queste occasioni mi sono accorta di quanto sia importante il giusto mix di aromi; per esempio, il mazzetto guarnito che accompagna la cottura di questa zuppa fa davvero la differenza. In passato, tendevo sempre a guardare con sospetto l'alloro perché mi sembrava che il suo profumo fosse troppo invasivo e penetrante; ora mi accorgo che, nelle giuste dosi, conferisce personalità alle preparazioni (vedere la ratatouille recentemente pubblicata) e non ne faccio più a meno. La ricetta è del fumantino ma geniale Gordon Ramsay ed io non l'ho toccata nelle proporzioni, giustamente perfette. Consiglio di preparare la zuppa il mattino per poi gustarla la sera.
Zuppa fredda di porri e avocado (Gordon Ramsay)
Ingredienti per 4 ciotoline come antipasto o per 2 fondine come primo piatto 
2 cucchiai di olio extravergine delicato 
250 g di porri 
1 cipolla bionda 
sale, pepe di mulinello 
un dito di vino bianco secco 
1 patata di medie dimensioni 
1 mazzetto aromatico (timo,una foglia di alloro,qualche gambo di prezzemolo legati insieme) 
750 ml di brodo vegetale 
1 avocado grande, maturo i
l succo di 1/2 limone

 
Lavare accuratamente i porri, tagliando in sottili anelli solo la parte bianca. Mondare anche la cipolla e tritarla finemente. Scaldare l'olio in una casseruola capiente; unire i porri e la cipolla, un pizzico di sale e una macinata di pepe. Mescolare, coprire e lasciar sudare le verdure a fiamma debole per 5 minuti o finché appariranno morbide. Scoperchiare, alzare leggermente la fiamma e sfumare con il vino bianco. Dopo che questo sarà evaporato, aggiungere la patata tagliata a tocchetti e il mazzetto aromatico. Versare il brodo e portare ad ebollizione. Salare, pepare e proseguire la cottura, con coperchio, per circa un quarto d'ora finché la patata sarà cotta. Eliminare il mazzetto aromatico e aggiungere l'avocado; pelato, privato del nocciolo e tagliato a pezzettoni. Ridurre tutto in purea omogenea con un frullatore ad immersione, poi passare al colino cinese per rendere setoso il composto. Aggiustare di sale e di pepe e condire con un po' di succo di limone (se piace). Versare la zuppa in un recipiente di vetro o di porcellana; far intiepidire e mettere in frigo per qualche ora. Servire in scodelle raffreddate in freezer decorando (mia iniziativa) con un ciuffo di coriandolo.

mercoledì 11 luglio 2012

La Ratatouille di Joël Robuchon


Cosa c'è di più estivo di una ratatouille a fare da contorno a un bel vassoio di carne fredda? Forse solo la peperonata può eguagliare questo bouquet di sapori e colori. La ricetta, presa da un libro dello chef francese Joël Robuchon e seguita, per una volta, piuttosto fedelmente, si traduce in una vera gioia per gli occhi e per il palato. Il timo, l'alloro e i gambi di prezzemolo, riuniti in un grazioso mazzolino odoroso, contribuiscono a creare la magia di questo piatto: quando, a fine cottura, solleverete il coperchio della casseruola vi sembrerà di respirare aria di Provenza!




La Ratatouille di Joël Robuchon


Ingredienti per 8 persone
1 kg di pomodori da sugo; sbucciati, privati dei semi e tagliati a dadini
2 cipolle bionde; affettate sottilmente
3 piccole zucchine non sbucciate; lavate e tagliate in bastoncini di 2cm x 1cm
2 piccole melanzane non sbucciate; lavate e tagliate in bastoncini di 2cm x 1cm
1 peperone verde (io giallo); sbucciato e tagliato a striscioline
1 peperone rosso; sbucciato e tagliato a striscioline
2 spicchi d'aglio; possibilmente novello
1 bouquet garni composto da 2 rametti di timo, 1 foglia di alloro, 6 gambi di prezzemolo
15 cl di olio d'oliva
sale, pepe di mulinello, fiori di timo, 1 pizzico di zafferano (facoltativo)

Per procedere con tranquillita', consiglio di preparare tutti gli elementi gia' lavati e tagliati come descritto nell'elenco.
In una casseruola di dimensioni adatte alla bisogna, scaldare 7 cucchiai di olio d'oliva. Farvi appassire dolcemente, per 3 minuti, le cipolle e uno spicchio d'aglio tagliato a fettine, mescolando spesso con un cucchiaio di legno.Aggiungere i peperoni; mescolare; cospargere con due pizzichi di sale e uno di pepe. Mettere un coperchio e far stufare a fuoco dolce per 5 minuti. Aggiungere i pomodori e il secondo spicchio d'aglio tritato; un altro pizzico di sale e uno di pepe. Cuocere a fiamma moderata, coperto. Nel frattempo, scaldare in una padella 6 cucchiai di olio d'oliva. Farvi colorire le zucchine per 4 minuti, mescolando con un cucchiaio di legno. Trascorso questo tempo, toglierle con un cucchiaio forato e metterle a sgocciolare su un piatto coperto di carta da cucina. Nello stesso olio, spadellare le melanzane a fuoco medio per 4 minuti, mescolando spesso con un cucchiaio di legno. Alla fine, prelevarle con il solito cucchiaio forato e metterle a sgocciolare insieme alle zucchine. Cospargere le verdure con un po' di fiori di timo, 2 pizzichi di sale e uno di pepe. Mettere zucchine e melanzane nella casseruola insieme ad un pizzico di zafferano e al mazzetto guarnito. Coprire e continuare la cottura della ratatouille a fuoco dolce per 25 minuti. Al termine, aggiungere 2 cucchiai di olio d'oliva e regolare di sale se necessario. Si puo' consumare calda, tiepida o a temperatura ambiente.







Note curiose: La parola ratatouille viene dall'occitano "ratatolha", simile al francese
"
touiller" che significa "rimestare".
(Fonte: Wikipedia.it)